Tra i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria del Coronavirus c’è sicuramente quello del teatro. Da oltre due mesi non ci sono spettacoli, se non qualcuno on line, e numerosi addetti ai lavori, oltre che gli attori, sono rimasti “sospesi” senza sapere ancora quale sarà il loro futuro immediato e a lungo termine. Si è dibattuto molto in questi giorni su modalità di riapertura dei teatri e alternative nel medio-lungo termine, ma nessuno di fatto sa o ha una soluzione definitiva. Per capire meglio lo stato del teatro oggi e quello che sarà il Sir ne ha parlato con Michele La Ginestra, attore, regista e direttore del Teatro 7 di Roma e con l’attrice e conduttrice Beatrice Fazi.
Un nuovo punto di partenza. “Il teatro sta pagando il fatto di essere un luogo in cui si vedono tante persone contemporaneamente perché lo spettacolo è dal vivo e non ci sono alternative – ha spiegato La Ginestra – . Lo spettacolo in streaming o in tv non è possibile. Il teatro va vissuto in prima persona sia per i fruitori che per chi lo propone. La cosa che mi dà speranza è che attraverso l’estate ci possa essere una riapertura, magari con spazi all’aperto, in modo di poter riabituare il pubblico a vedere uno spettacolo dal vivo, avendo la garanzia di avere posti distanziati in uno spazio sicuro. Allo stesso modo questa sarebbe un’occasione anche di poter dare speranza a tutti gli attori, e agli addetti ai lavori in generale, che in qualche modo si può ricominciare”. “Questi giorni di reclusione forzata sono stati comunque un momento per noi artisti per riflettere, ricrearci e trovare nuove vie creative che spesso, dati i numerosi impegni, non riusciamo a intraprendere – ha sottolineato l’attore -.
Un periodo di silenzio come questo non deve essere interpretato come negativo, bensì come un punto di partenza da cui trovare nuove forze e nuove ispirazioni per scrivere, creare e ideare nuovi possibili panorami”.
Non solo gli attori. Per La Ginestra “l’idea dei teatri con afflusso contingentato è comunque una soluzione non possibile. Il teatro ha bisogno di una platea piena. E questo, oltre che per gli attori, soprattutto per le maestranze che lavorano dietro le quinte.
Non sono solo gli attori a essere colpiti da questo momento. Ci sono gli addetti ai lavori che vivono di questo mestiere. Il teatro deve ripartire anche per loro. Se muore questo settore muoiono tante personalità, che anche se sconosciute ai più sono essenziali”.
“Il fatto di portare il teatro all’aperto quest’estate potrebbe anche essere l’occasione di avvicinare a questa arte un pubblico maggiore e più giovane – ha esortato il regista -. I ragazzi spesso vedono come un’imposizione che viene dalla scuola andare a teatro e nelle piazze estive si portano spesso spettacoli di cabaret fini a sé stessi. Mettere in scena uno spettacolo che anche se fa ridere porta comunque a una riflessione più profonda potrebbe essere un ottimo punto di ripartenza”.
Se il teatro muore, muore anche l’uomo. A far eco a La Ginestra anche l’attrice Beatrice Fazi che ha sottolineato “la gravità e la delicatezza della situazione”. “Non credo – ha detto – al teatro che si esprime attraverso uno schermo. Non c’è paragone con un’esibizione dal vivo.
Se non si trova una soluzione il teatro muore, e con esso muore anche l’uomo, perché il teatro è una delle espressioni più belle dell’arte umana.
È la possibilità di rendere qualcosa di universale rappresentandolo in un momento unico e irripetibile. Ciò avviene solo attraverso uno scambio tra il pubblico e l’attore che è in scena che non si può vivere in un altro modo. Non è possibile fare teatro senza assembramento”. Anche per la Fazi una soluzione potrebbe essere “uno spettacolo all’aperto, ma comunque sarebbe tutto molto limitato in assenza di una soluzione definitiva e sanitaria”. In ultimo anche la speranza che “un giorno che sarà di nuovo possibile vivere l’esperienza del teatro senza limitazioni le persone ‘corrano ad abbonarsi’ in modo da poter far vivere un settore così importante e , perché no, farlo partire ancora con più vigore”.
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