di Vincenzo Tosello (direttore “Nuova Scintilla” – Chioggia)
Dopo tante messe domenicali in streaming – quelle del nostro vescovo Adriano dalla città, ma anche quelle di altri parroci in diocesi – e dopo tante celebrazioni feriali o festive trasmesse in TV (molto seguita quella del papa ogni mattina da Santa Marta), quella di domenica sarà l’ultima messa obbligatoriamente via etere per tanti fedeli: finalmente da lunedì 18 maggio, si potrà tornare a celebrare con il popolo nelle chiese della nostra diocesi e di tutta Italia e domenica prossima (anzi già da sabato sera 23 maggio), solennità dell’Ascensione, la messa festiva con i fedeli. In realtà, non sono poche le limitazioni ancora imposte dall’emergenza (contro di esse non mancano rimostranze, evocando addirittura violazioni alla Costituzione), ma è chiaro che occorre avviare il nuovo corso con prudenza, mettendo il rispetto della salute – anche nel caso della liturgia – al primo posto. Si troveranno certo soluzioni il più possibile adeguate, grazie alle indicazioni provenienti dalle autorità centrali e, per quanto ci riguarda, seguendo in particolare quelle proposte dal nostro vescovo. Si potrebbe dire che l’apertura “liturgica” di lunedì 18 ha fatto un po’ da volano per tante altre aperture, per le quali scalpitavano da tempo Regioni e lavoratori di vari settori. Passo significativo, per quanto sofferto, la responsabilità affidata solo ultimamente alle Regioni per decidere le ulteriori aperture (ma con la riserva da parte del governo di poter intervenire dove ritenesse i provvedimenti inadeguati alle rispettive situazioni). Il governatore Zaia conta di poter aprire tutto (o quasi) nel Veneto, forte di una conduzione ottimale dell’emergenza e del consenso sempre molto alto. Si è spinto addirittura a definire questa fase del ruolo regionale come un passo verso l’autonomia, ma su questo è lecito nutrire qualche dubbio perché di altra cosa si tratta e sulla questione specifica l’accordo sembra ancora lontano. Con tutto ciò gli altalenanti ma persistenti dissidi interni alla maggioranza che sostiene il governo nazionale hanno portato a procrastinare fin troppo il tanto atteso provvedimento del “Rilancio” (il cosiddetto ex-Aprile, che doveva far subito seguito al “Cura Italia”): mentre scriviamo non è ancora chiaro quando e come uscirà. Senza dire che l’ostacolo più grave alla sua attuazione, tanto attesa e tanto necessaria, è costituito dai lacci e lacciuoli della burocrazia (statale e bancaria…): un freno permanente con il quale fare i conti e per superare il quale non bastano le parole, le assicurazioni o le suppliche di Giuseppe Conte. Rimane, poi, il rammarico per il mondo della scuola – nel quale gli insegnanti (e gli alunni) hanno dato grande prova di impegno attrezzandosi al meglio per la didattica a distanza – rinviata senza appello a settembre per comprensibili remore di sicurezza. In ogni caso, a partire da spiagge e ristoranti (con le restrizioni stranianti, ma esse pure comprensibili in questa situazione), occorrerà sempre autodisciplina e corresponsabilità. Un po’ di pazienza, che – anche se dovrà durare a lungo – non può comunque venir meno.