“La preghiera del cristiano entra in relazione con il Dio dal volto tenerissimo, che non vuole incutere alcuna paura agli uomini”. È questa, per il Papa, “la prima caratteristica della preghiera cristiana”. “Se gli uomini erano da sempre abituati ad avvicinarsi a Dio un po’ intimiditi, un po’ spaventati da questo mistero affascinante e tremendo, se si erano abituati a venerarlo con un atteggiamento servile, simile a quello di un suddito che non vuole mancare di rispetto al suo signore – ha spiegato Francesco nella catechesi di ieri, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico – i cristiani si rivolgono invece a Lui osando chiamarlo in modo confidente con il nome di ‘Padre’”. “Anzi, Gesù usa l’altra parola: ‘papà’”, ha aggiunto a braccio. “Il cristianesimo ha bandito dal legame con Dio ogni rapporto feudale”, la tesi del Papa, che ha fatto notare come “nel patrimonio della nostra fede non sono presenti espressioni quali sudditanza, schiavitù o vassallaggio, bensì parole come alleanza, amicizia, promessa, comunione, vicinanza”. Nel suo lungo discorso d’addio ai discepoli, Gesù dice infatti così: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda”. “Ma questa è una banconota in bianco”, ha commentato a braccio Francesco: “Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda”. “Facciamo una prova”, l’invito ancora una volta fuori testo.
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