da Vatican News – Pawel Pasierbek
Dall’attesa di un Paese, pronto a ricordare i cento anni dalla nascita del Papa Santo, fino al ricordo degli ultimi giorni segnati dal dolore ma anche dalla forza della croce. Monsignor Marek Jędraszewski, arcivescovo metropolita di Cracovia, racconta così Giovanni Paolo II, mettendone in luce il suo “profondo umanesimo fondato sul Vangelo di Gesù Cristo”. Intanto ieri alle 17, nella Cappella degli arcivescovi di Cracovia, dove Karol Wojtyła fu ordinato sacerdote, si pregherà il Rosario per fermare l’epidemia di coronavirus in tutto il mondo e nel ricordo del Papa Santo. Verrà trasmessa dal canale YouTube dell’arcidiocesi di Cracovia, in collegamento con altre città come Bergamo, New York , Belo Horizonte e Cracovia:
In che modo l’arcidiocesi si è preparata per celebrazioni del centesimo anniversario della nascita di Giovanni Paolo II e come lo sta vivendo, nonostante i problemi creati dalla pandemia di coronavirus?
R. – Abbiamo progettato tanti eventi per celebrare il primo centenario della nascita di Giovanni Paolo II; è anche vero che abbiamo dovuto ridurre tante iniziative ma rimane ciò che è più importante, cioè la preghiera. La preghiera che prima di tutto avrà luogo domenica 17 maggio proprio a Wadowice dove sarà celebrata la Santa Messa, trasmessa attraverso la televisione pubblica in tutta la Polonia, e poi il giorno successivo, il 18 maggio, data della nascita di Papa Wojtyla, alle 17.00 ci sarà la celebrazione nel Centro Giovanni Paolo II a Cracovia. La scelta dell’ora ha una sua ragione specifica perché Karol Wojtyła è nato proprio fra le 17.00 e le 18.00. La coincidenza particolare è anche nel fatto che, 58 anni dopo, proprio a quell’ora venne eletto Papa. Dopo la Messa ci sarà un grande concerto organizzato da noi in collaborazione con la televisione pubblica polacca e poi ci sarà anche un programma serale. Speriamo che durante questo concerto si possa avere una parola da parte di Papa Francesco. Stiamo aspettando con grande fiducia, soprattutto i giovani polacchi, Cracovia e tutta la Polonia.
Eccellenza, cosa significa per questo Giubileo appena cominciato il processo di beatificazione dei genitori di Giovanni Paolo II?
R. – E’ una cosa molto particolare ma anche molto bella, il fatto che possiamo celebrare il centenario della nascita di Giovanni Paolo II e insieme incominciare il processo canonico per i suoi genitori. E’ un segno molto significativo perché sappiamo che lui è nato in una famiglia molto bella, dalla fede profonda, con un amore che ricolmava la vita quotidiana di questa famiglia. E’ un segno molto importante soprattutto adesso, poichè nella cultura contemporanea sorgono tanti dubbi intorno al matrimonio e alla famiglia. Abbiamo visto che quest’uomo veramente santo, Giovanni Paolo II Magno, ha potuto crescere in una famiglia che viveva la sua quotidianità nell’amore verso di Dio e verso gli altri.
Quali sono i punti più attuali del grande insegnamento di Giovanni Paolo II fino ad oggi e anche in questo periodo di pandemia?
R. – Guardando alla pandemia dobbiamo ricordare che il fratello maggiore di Giovanni Paolo II, del piccolo Karol, Edmund era medico. Quando Karol aveva solo 12 anni, ci fu una pandemia di scarlattina in Polonia: allora era una malattia mortale. Il giovane medico si trovò in una situazione molto difficile perchè nell’ospedale c’era una donna infettata da questa malattia e tutti avevano paura, i medici e anche l’infermiere, così il giovane medico rimase solo. Lui continuava a curarla, ma purtroppo dopo alcuni giorni questa donna morì. La cosa peggiore fu che, qualche giorno dopo, il giovane Edmund scoprì di essere stato contagiato e, dopo 4 giorni di grandi dolori, morì anche lui. Per Karol Wojtyła quanto fece suo fratello fu di esempio per capire cosa vuol dire sacrificare la propria vita per gli altri. Penso che questa profonda esperienza personale sia stata all’origine della sua apertura verso le persone toccate dalle malattie, dalle sofferenze. Dal primo momento del suo Pontificato fino agli ultimi giorni, ha avuto una particolare attenzione per le persone che soffrivano. La sensibilità per le sofferenze degli altri, per la grandezza e la dignità anche dell’uomo sofferente era una caratteristica dell’insegnamento di Giovanni Paolo II. Sappiamo molto bene che per lui non era una teoria perché aveva sperimentato la sofferenza ma legato a Cristo. Giovanni Paolo II ha affrontato negli ultimi anni, ma soprattutto nell’ultimi giorni della sua vita, le sue sofferenze offrendole per la Chiesa e sempre unito a Cristo. Ricordiamo quel segno toccante nel Venerdì Santo del 2005 quando, non potendo partecipare alla Via Crucis al Colosseo, la seguì dalla sua cappella privata per poi avvicinarsi alla croce di Gesù Cristo. Per Arturo Mari, il suo fotografo personale, la fotografia di questo momento è stata il simbolo di tutto il suo pontificato: unire tutta la vita, i momenti bellissimi ma anche quelli difficili, a Cristo che ci dà forza e speranza.
Eccellenza, un’ultima domanda: cosa vuole dire ai nostri ascoltatori per l’occasione del Giubileo della nascita di Giovanni Paolo II?
R. – La celebrazione del centenario della nascita di Giovanni Paolo II è veramente un evento molto importante, non tanto sostanzialmente da un punto di vista storico, che senz’altro ha la sua importanza, quanto piuttosto per la riscoperta del messaggio che lui ha lasciato alla Chiesa e al mondo. Il suo messaggio, infatti, è unico e racconta della grandezza di ciascuna persona, della grandezza e della dignità dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Ma questo umanesimo, molto bello, molto forte e anche molto esigente, deve essere sempre fondato sul Vangelo di Gesù Cristo. Solo a queste condizioni possiamo offrire al mondo una visione dell’uomo che non è perduto ma che nonostante le difficoltà, e talvolta le differenze, è un uomo di speranza, la speranza che, alla fine, tutti ci incontreremo nella Casa di Dio che è ricco di misericordia. Questo è il messaggio che ci ha dato San Giovanni Paolo II: un messaggio che è molto attuale oggi ma è valido anche per il futuro.
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