da Vatican News – Adriana Masotti
Una bella coincidenza il ritorno delle celebrazioni pubbliche, grazie alla “fase 2” nell’ambito della pandemia da Covid-19, e il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II. A lui il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, dedicherà la sua prima Messa a porte aperte, nella Cattedrale di Perugia, lunedì prossimo alle ore 18.
Il cardinale esprime in un video messaggio pubblicato sul sito della Conferenza episcopale italiana, la sua gioia per questo momento tanto desiderato, un evento di grazia, da cogliere nella sua importanza. Perchè, afferma: “Non si tratta semplicemente della riapertura di un luogo sacro, delle nostre chiese che sono sempre rimaste aperte. Si tratta piuttosto di ritornare a manifestare il nostro essere comunità, il nostro essere famiglia. Del resto, è l’Eucaristia che fa di noi una comunità, una famiglia, perché, come dice san Paolo, noi che ci nutriamo di un unico pane siamo chiamati a formare un solo corpo”. L’Eucaristia, dice ancora il cardinale Bassetti, “è il ‘pane di vita’ è il ‘farmaco di immortalità’ “ perché promessa di vita eterna. Nell’Eucaristia “possiamo fare esperienza di questa forza immensa che ci viene da Lui Risorto, dal Suo Spirito, perché possiamo continuare il nostro cammino”.
Riandando poi al lungo periodo vissuto ciascuno nel chiuso nella propria casa, il presidente della Cei osserva che per tanti credenti non è mancata l’esperienza di essere Chiesa nella dimensione della piccola famiglia domestica, mediante “la preghiera, l’ascolto attento della Parola di Dio e quel servizio, soprattutto alle persone più anziane, che diventa autentica carità”. Ma sottolinea che è ora necessario “chiedere al Signore la grazia di poter tornare ad essere la grande famiglia di Dio”.
Nel riaccostarsi all’Eucaristia è necessario utilizzare determinati accorgimenti che, fa notare il cardinale, sono “una forma di amore e di rispetto per gli altri”. E ricorda come l’uso delle mascherine o i contatti fisici ridotti a cui siamo tenuti, possano far riscoprire “la forza dello sguardo”. Se, ad esempio, non sarà possibile lo scambio della pace con una stretta di mano, nulla impedisce l’utilizzo a distanza di altri segni come “uno sguardo dolce e benevolo”, che diventa un modo “per comunicare pace, gioia e amore”. In segno di lode e di ringraziamento a Dio per il momento che stiamo per vivere, il cardinale Bassetti propone, infine, che in tutte le celebrazioni della prima domenica in cui i fedeli si ritroveranno insieme, si canti il Te Deum “che diventa il nostro inno, la nostra lode perfetta alla Santissima Trinità perché tutto ci viene dal cuore di Dio.”
E’ questo Protocollo, che entra in vigore appunto il 18 maggio, il testo di riferimento per tutta la Chiesa italiana, ma ad ogni vescovo è stata riconosciuta la facoltà di redigere un “vademecum”, un piccolo prontuario cioè di comportamento, dove calare le norme generali nella propria realtà locale. L’obiettivo è garantire lo svolgimento delle celebrazioni, ritornare a sentirsi comunità, senza venir meno al diritto alla sicurezza di ciascuno. Presentando il Protocollo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva approfittato per rivolgere un ringraziamento alla Conferenza episcopale italiana “per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”.
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