CORONA

È un falso dilemma, quello tra Stato e libero mercato, al quale si può dare immediatamente risposta: il libero mercato sempre, lo Stato quando è strettamente necessario. E basta un recente esempio per far capire la validità di affermazioni che già Alessandro Manzoni aveva fatto sue nell’Ottocento: non è con gli editti che si risolvono certi problemi.

Lì era una questione di pane, oggi di mascherine protettive dal virus. Oggetto misterioso per diverse settimane, “grazie” anche alla scelta di affidarsi ad importazioni estere – soprattutto cinesi – invece di creare una filiera nazionale come hanno fatto altri Paesi. E vabbè.

Ad aggravare la situazione – che grave è tuttora: sono presidi di sicurezza che ancora sono difficilmente reperibili per gli stessi medici di base! – ci ha pensato la scelta del commissario straordinario all’emergenza di fissare appunto per editto il prezzo (calmierato: le migliori intenzioni…) delle mascherine a 50 centesimi l’una. Più Iva.

Ebbene, le mascherine già in vendita, lo erano a prezzi decisamente superiori in quanto acquistate da farmacie e altri punti vendita a prezzi superiori. La carenza a livello mondiale ha spinto in su il costo delle stesse, mentre l’offerta faticava a star dietro a una domanda crescente. Chi aveva iniziato a produrle anche in Italia, lo aveva fatto sulla base di aspettative di guadagno superiori, ora ridotte d’imperio.

Ma queste sono scelte che hanno il fiato corto e scontano più una mentalità “ministeriale” che una reale conoscenza dei meccanismi di mercato. Perché se nel contempo Francia e Spagna fanno la medesima scelta di acquistare a prezzo fisso milioni di mascherine, ma determinano il prezzo non in base a desiderata politici o demagogici, ma guardando al mercato, finisce che i 95 centesimi offerti da francesi e spagnoli sono quasi il doppio di quelli offerti da Roma. E indovinate dove vanno a finire le mascherine?

Quelle “calmierate” rimangono introvabili e si continua ad acquistarle a prezzi ben superiori a 50 centesimi. Si voleva abbondanza a basso prezzo, si è ottenuto carenza a prezzi elevati. A lasciar fare il mercato, avremmo avuto ovunque milioni di mascherine a circa un euro l’una, con un prezzo tendenzialmente calante.

Questa la dinamica economica. Rimane da discutere l’incredibile incapacità di rifornire anche chi lotta in prima linea di un presidio che non è realizzato in titanio e polvere di diamante, ma con garze di cotone. L’Italia, la seconda manifattura europea, non è ancora riuscita a produrre sufficienti pezzi di garza con gli elastici e li acquista a 10mila km di distanza quasi fossero batterie al litio. E se si cercano i motivi di una simile stortura, è tra certe decisioni che troveremo le risposte.

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