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Dopo l’esame di maturità come cambierà la scuola?

Alberto Campoleoni

In questo periodo, parlando di scuola, non si può fare a meno di rincorrere l’attualità, che consiste sostanzialmente nelle disposizioni per far fronte all’emergenza sanitaria. E così le questioni riguardano le mascherine da portare all’esame di maturità, gli ingressi distanziati, le pulizie dei locali…
L’Esame di Stato, la Maturità – dal 17 giugno sono attesi a questa prova quasi 500 mila studenti – infatti, è ormai alle porte e concluderà un anno scolastico davvero eccezionale sotto tanti profili. L’elaborazione delle disposizioni del Ministero ha impegnato non poco esperti e comitati vari, per arrivare a delineare misure efficaci per garantire la sicurezza sanitaria per allievi e docenti e, nello stesso tempo, la possibilità di effettuare un esame – quello orale – in presenza, in aula, anche come tappa simbolica per la conclusione di un iter scolastico importantissimo come quello della scuola superiore. In presenza, naturalmente, “a meno che le condizioni epidemiologiche non lo consentano e con specifiche deroghe per casi particolari”, precisa una nota del Miur.
Mascherine, dunque. Ma non solo. Si dovrà entrare uno per volta davanti alla commissione, composta da 6 membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio. Ma per adesso sembra che proprio la composizione delle commissioni sia in difficoltà. In diverse Regioni, infatti, non ci sarebbero abbastanza candidature per fare il presidente delle commissioni d’esame: si tratta di presidi o docenti delle superiori di lunga data (con almeno 10 anni di servizio). In alcuni casi i dirigenti scolastici regionali sono stati costretti a fare già un secondo appello e a sollecitare i dirigenti a farsi avanti. Insomma, organici al lumicino.
Per restare nel campo delle difficoltà, e guardando anche alla futura ripresa della scuola a settembre, ecco poi le preoccupazioni dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, che pensa alle eventuali conseguenze in caso che qualcosa non dovesse funzionare al meglio e, ad esempio, qualcuno dovesse ammalarsi di Covid proprio durante gli esami, o alla ripresa delle lezioni. Quali sono le effettive responsabilità dei dirigenti scolastici? Il presidente Anp, Antonello Giannelli, chiede un protocollo nazionale ben chiaro, “misure precise, univoche e puntuali, la cui applicazione garantisca la più ampia sicurezza negli ambienti della scuola ed eviti che responsabilità improprie siano imputate ai dirigenti scolastici”. Toccherebbe al Miur formularlo.
Sembra di trovarsi davvero in un ginepraio, da cui è difficile uscire. Tuttavia bisognerà per forza provare anche ad alzare la testa dai problemi che affollano i tavoli dei decisori di oggi. Intendiamoci, le questioni di sicurezza sono centrali, ma bisognerà anche provare ad andare oltre l’emergenza attuale per riflettere su cosa raccogliere in positivo dalla situazione eccezionale che sta vivendo la scuola, avviata suo malgrado in un percorso di innovazione e di trasformazione inimmaginabile fino a qualche mese fa.
Didattica a distanza, percorsi personalizzati, tempi dilatati e alternati…. Sono solo alcune “provocazioni” che meriterebbero riflessioni al riparo dalla paura (e dai luoghi comuni). Serve tempo, certo, ma chissà che passi attraverso queste riflessioni una nuova, sostanziale, riforma del sistema scolastico.

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