SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il professore Fernando Palestini, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali e vice presidente della Caritas della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto ha rilasciato un’intervista per l’emittente Radio “InBlu” (Media CEI) circa la situazione economica e sociale del territorio dopo l’emergenza Coronavirus. (Clicca qui)
Quale è stato l’impatto del coronavirus, non solo a livello sanitario ma anche economico e sociale, nel vostro territorio? Che idea avete circa la fase 2 appena iniziata?
Nel nostro territorio non abbiamo vissuto l’emergenza sanitaria in maniera così intensa, come in altre parti d’Italia. IL COVID-19 ha sicuramente però colpito anche la nostra zona e come Caritas Diocesana, mentre tutti gli altri servizi sono stati sospesi, abbiamo mantenuto la mensa e abbiamo distribuito circa tremiladuecento pasti. Inoltre il centro d’ascolto è rimsto sempre aperto ma sottoforma di consulenza telefonica. Le richieste sono aumentate perché, oltre alle solite persone, intendo spesso quelle senza fissa dimora, ora ci sono arrivate richieste da persone che prima non si erano rivolte a noi. Ci sono state fatte anche richieste sul pagamento di bollette.”
Avete quindi percepito una criticità più grande rispetto al solito, a causa dell’emergenza sanitaria?
Esatto, al di là delle persone che anche se vivranno un momento di difficoltà maggiore comunque hanno un reddito, ci sono tutti coloro che già facevano fatica ad andare avanti prima dell’emergenza covid. Le esigenze di queste persone aumentano sempre di più. A fianco a questo dato negativo, abbiamo riscontrato un dato positivo, ossia una buona risposta di solidarietà e partecipazione da parte delle Caritas parrocchiali e dei privati, molti hanno compreso il momento di necessità e hanno, ognuno a proprio modo, aiutato i fratelli in difficoltà che si sono rivolti alla Caritas Diocesana. C’è stata una corsa al bene comune: spero sia la base di una ripresa positiva.
Avete ospitato, sabato scorso, il Meeting dei giornalisti cattolici e non: quanto è importante raccontare l’emergenza sanitaria? E quanto è importante la corretta informazione?
Io penso sia fondamentale una corretta informazione ma purtroppo non sempre l’informazione va nella giusta direzione. Mi riferisco in particolare a tutte quelle “fake news”, le false notizie che spesso girano e che a volte fanno cadere nella rete molta gente. Girano tantissime notizie, tutti possono mettere in rete notizie sbagliate purtroppo. È importante raccontare ciò che succede, ma non travisare le informazioni. Nel periodo più duro della pandemia, quando si scriveva da casa, sono arrivate notizie, informazioni, non solamente sotto forma di scritto, ma anche disegni, parole, slogan, con i quali ognuno ha espresso il suo personale modo di vivere la situazione.
Lei è docente di economia aziendale e ha mantenuto dei rapporti con i suoi alunni. Come hanno vissuto gli studenti questo momento?
Sì, ho mantenuto i rapporti con i miei alunni e infatti terminata l’intervista tra dieci minuti avrò una lezione. È stato strano da vivere.. Soprattutto per i ragazzi che presentano delle fragilità. La mancanza dell’ambiente scolastico, dell’orario tradizionale delle lezioni, delle interrogazioni, tutto ciò che è stato modificato ha messo alunni e insegnanti di fronte a una sfida. In questa situazione si è capito come l’insegnante deve avere molta cura e comprensione verso i propri studenti”.
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