SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Accoglienza ai tempi del Coronavirus. Per gli albergatori della costa picena, l’estate 2020 si presenta come un vero e proprio unicum. Tra nuove distanze aumentate tra i tavoli, divieto di assembramenti nella hall, misurazione della temperatura corporea agli ospiti, limiti nell’utilizzo degli ascensori, camere dedicate ad eventuali quarantene e igienizzazioni rafforzate di tutti gli ambienti, per i titolari degli hotel si prospetta una stagione complicata. Quali sono le prospettive degli addetti ai lavori?
Abbiamo fatto un piccolo tour lungo i tre territori della Riviera delle Palme. Partiamo da Cupra dove Aureliano Mascaretti dell’Hotel Cristal predica prudenza e pazienza: «Che estate sarà? E’ davvero troppo presto per dirlo. Intanto aspettiamo lo sblocco dei confini regionali, previsto per il 3 giugno. Non è detto che la Lombardia venga riaperta subito e questo potrebbe incidere sugli affari di molte strutture della zona, dove la presenza dei milanesi è solitamente sempre piuttosto forte. In attesa di ciò, noi abbiamo dovuto mettere in campo molti interventi per adeguarci ai nuovi Protocolli anti-Covid. Quest’anno la riapertura è stata più complicata e dispendiosa del solito e poi, come se non bastasse, le informazioni sulle misure che dovevamo adottare sono arrivate in maniera frammentata. Fino all’ultimo è stato complicato sapere tutto ciò che c’era da fare».
Spostandoci verso Sud, arriviamo a Grottammare, dove l’Hotel Parco dei Principi di Filippo Olivieri è ormai in rampa di lancio verso la riapertura. «Riapro dal 1 giugno – ci dice l’assessore sambenedettese alle Attività produttive -. La percezione è quella di ricominciare una nuova impresa. Le prenotazioni sono pochissime e partono soltanto dalla metà del prossimo mese. Tutti chiedono sulla sanificazione e noi diamo riposte pronte. Per ora, prevedo una stagione soft. In generale, noi ci impegneremo affinché possa ripartire l’economia. Non solo quella della nostra struttura, ma più in generale, di tutto l’indotto che il Parco dei Principi crea sul territorio». Dal comparto ittico a quello del beverage, infatti, molti altri settori restano con le dita incrociate, nell’attesa di un ritorno a pieno regime del comparto accoglienza: fatto non solo di camere, ma anche di ristoranti.
Volando verso San Benedetto, all’Hotel Calabresi, il patron Fausto è alle prese con l’organizzazione degli spazi comuni: drasticamente ridotti dalle nuove norme di distanziamento sociale anti-contagio. Un salone da oltre 160 posti a sedere ne potrà ospitare circa 50. Ma quest’anno verranno tanti ospiti all’Hotel Calabresi? «I clienti affezionati di agosto e settembre stanno già riconfermando – afferma il titolare – anche a luglio si muove qualcosa. Il problema sarà giugno. Io intendo aprire non prima del 3, ma quanti clienti arriveranno? Uno, nessuno o centomila?» Un dubbio pirandelliano che agita i sonni di non pochi operatori.
Molto critico sul controllo della temperatura corporea agli ospiti è Gabriele Di Emidio dell’Hotel La Pace. Secondo l’ex presidente dell’AssoAlbergatori «statisticamente, circa 2 volte a settimana in hotel abbiamo qualcuno con la febbre: per un colpo di sole, per un po’ di freddo preso col vento al mare o con l’aria condizionata. Cosa accadrà quest’anno? Dovrei segnalare il caso alle autorità sanitarie, ma se poi arriva l’ambulanza, qui scatta il fuggi fuggi generale. Ho chiesto delucidazioni al numero verde Covid regionale, ma rispondono coniugando i verbi al condizionale. Un imprenditore non può lavorare al condizionale, deve avere certezze su cui poi valutare il rapporto tra rischi e benefici».
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