DIOCESI – Nella mattinata di sabato 30 maggio tutto il clero diocesano si è ritrovato nella Cattedrale per celebrare la Messa Crismale presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani. È stata davvero una celebrazione inusuale, sia per il tempo – a ridosso della Solennità della Pentecoste – sia per la modalità in quanto tutti i sacerdoti, in ossequio alle norme anti-Covid, hanno indossato le mascherine e, per mantenere il distanziamento sociale, non hanno occupato il presbiterio, ma i banchi dove si siedono i fedeli laici. Nonostante tutto è stato un momento pieno di gioia – come ha sottolineato all’inizio della Santa Messa il Vescovo Carlo – anche per il ricordo di diversi anniversari di ordinazione sacerdotale: 60 per padre Leopoldo Cristinelli, 50 per padre Giancarlo Breda, 30 per don Patrizio Spina, 20 per don Stefano Iacono e 10 per don Gianluca Rosati e don Tiziano Napoletani. Al termine della celebrazione questi sacerdoti hanno ricevuto dal Vescovo Carlo un pensiero da parte di tutto il presbiterio.
Durante l’omelia, tutta incentrata sul tema del ministero ordinato, il Vescovo Carlo ha affermato: «Il sacerdote (e il diacono) è un uomo che viene da un preciso contesto storico, sociale e umano da cui ha appreso valori e stili di vita. Ha assorbito la spiritualità del suo popolo attraverso le relazioni nelle quali ha vissuto, a partire dalle relazioni primarie che sono quelle familiari e della chiesa di appartenenza. Dobbiamo sempre ricordarci da dove siamo stati presi: dal popolo, così come lo furono i primi apostoli, chiamati dal popolo mentre erano intenti al loro lavoro di pescatori. Essere tratti dal popolo fa parte della nostra ricchezza umana. Tutti noi, prima che sacerdoti o diaconi, come tutti gli altri fedeli siamo discepoli del Signore, chiamati, per grazia, a partecipare al suo regno. Con i fedeli laici, siamo membra dello stesso unico corpo di Cristo, la cui edificazione è compito di tutti coloro che sono stati rigenerati dalle acque del Battesimo».
Mons. Bresciani ha invitato tutti i sacerdoti ad avere cura della propria umanità che, al pari dei fedeli laici, deve avere come modello l’umanità di Cristo: «Anche a noi è richiesto lo stesso cammino di fede che è richiesto ad ogni cristiano e non possiamo mai presumere di esserne in qualche modo, nemmeno parzialmente, esonerati in virtù dell’ordine di cui siamo investiti. Anche a noi, come a tutti i fedeli, è richiesto di plasmare la nostra umanità su quella di Cristo. Più il nostro cammino di fede coinvolge e fa crescere le nostre virtù umane, più siamo persone pacificate con noi stessi, in grado di essere portatori, attraverso il ministero che ci è affidato, di rasserenante pace ai fedeli e alle comunità. Anche da ordinati non dobbiamo mai dimenticare che non abbiamo mai finito il nostro personale cammino umano e di fede, vale a dire non abbiamo mai finito di conformare la nostra umanità a quella di Cristo. Ciò implica la cura di atteggiamenti, comportamenti, stili di vita, virtù: in altre parole tutto quanto di umano c’è in noi».
Per il Vescovo Carlo curare la propria umanità richiede tempo e pazienza: «Per questo la via verso la santità richiede che abbiamo a prenderci cura e a plasmare la nostra umanità così che non abbia a influenzare negativamente il ministero stesso, cosa purtroppo, a causa della nostra fragilità, sempre possibile, talora fino a creare vero scandalo nei fedeli e ferite profonde alla Chiesa, alle nostre comunità cristiane e a noi stessi. Sappiamo bene quanto questo sia un cammino di ‘incarnazione’ non sempre facile (una ‘lotta’ con noi stessi, dice san Paolo); cammino mai finito per nessuno, ma condotto sempre con pazienza e mitezza, con vigilanza e discernimento, sempre con fiducia in Colui che è la nostra forza e nel quale poniamo la nostra speranza e nel cui aiuto confidiamo. Ma è un cammino dal quale non possiamo esimerci come cristiani, ancor più come ministri ordinati».
Durante la celebrazione il Vescovo Carlo ha benedetto gli oli che durante l’anno serviranno per celebrare i sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine e dell’Unzione degli Infermi e che al termine della Santa Messa sono stati consegnati ai sacerdoti.
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