Silvia Rossetti

Per quelli che non sono impegnati nella preparazione febbrile degli esami di Stato, le “lezioni al tempo del Coronavirus” si chiudono. Di colpo le classroom si svuotano e la voce stentorea dei docenti, o il chiacchiericcio degli studenti, lasciano spazio al silenzio e alla riflessione domestica. Resta l’incertezza rispetto all’organizzazione della scuola per il prossimo autunno, ma nel frattempo c’è di mezzo l’estate ed è tutta da vivere.
I ragazzi sono stanchi e anche un po’ svuotati. L’esperienza della DaD (Didattica a Distanza) ha avuto la sua portata di stress e di difficoltà. Si sono trovati a misurarsi con una scuola emergenziale, in alcuni casi pressante e in altri latitante, o comunque non bastevole a coprire le esigenze legate all’apprendimento e alla necessità di relazione fra i pari. E poi ci si è misurati con la sperimentazione di qualcosa che, anche soltanto una settimana prima del lockdown, mai avremmo creduto di dover fare.
E ora? Come sarà l’estate che ci si prospetta? Le notizie sono poche e poco rassicuranti. Ad animare tutti noi: fiducia, ottimismo e voglia di ricominciare. Un tempo, per lo meno nei romanzi di formazione, l’estate era la stagione giusta per le domande esistenziali, ma soprattutto era il tempo delle esperienze che segnavano i passaggi cruciali della crescita. La pelle bruciava sotto il sole e le gambe ossute crescevano nei pantaloni corti. Si prendevano le misure con sentimenti nuovi, a cui spesso era difficile dare un nome preciso. L’estate più che mai era la stagione dell’inquietudine e della ricerca frenetica e ribelle, delle corse a perdifiato e dello spaesamento.
L’estate 2020 dei nostri ragazzi con tutta la sua portata emotiva e sentimentale è ora, anch’essa – esattamente come la nostra attuale quotidianità -, condensata nei paragrafi di un decreto, per meglio dire di un allegato. La narrativa e l’immaginario cedono il passo al diritto, è doveroso. Così, prima di affrontare qualsiasi tipo di esperienza, sarà bene consultare l’allegato 8 al D.P.C.M. del 17 maggio scorso contenente le “Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini e adolescenti nella fase 2 dell’emergenza covid-19”.
Nel fascicolo vengono proposte delle opportunità di svago e delle proposte educative che troveranno progressiva realizzazione nella fase temporale che ci separa dalla riapertura dei servizi educativi e delle scuole per il prossimo autunno e riportano in maniera dettagliata le precauzioni igienico-sanitarie da adottare per ridurre al minimo il rischio contagio.
Dopo l’isolamento forzato si riconosce l’esigenza di assicurare alle giovani generazioni il binomio “socialità e gioco”. Soprattutto, sempre nel documento, si dedica attenzione all’outdoor education, un ambito in cui siamo – a livello pratico – un po’ indietro rispetto agli altri Stati europei.
In un certo senso torniamo a percorrere il sentiero intrapreso già prima del Covid-19: l’attenzione all’ambiente e la ricerca di un nuovo equilibrio tra esseri umani e natura. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno!
Soprattutto i nostri ragazzi hanno urgenza di tornare a confrontarsi con l’aspetto esperienziale della crescita e dello sviluppo. In questo momento emergenziale il rischio è di sacrificare la salute della mente in nome di quella del corpo. Al benessere dell’individuo concorre non soltanto l’integrità fisica, ma anche la cura delle relazioni personali, affettive e la possibilità di poter misurare le proprie capacità e i propri limiti con la realtà circostante.
La salute è strettamente legata all’ambiente e deve essere tutelata in una prospettiva “socio-ecologica”. Non esiste cura senza reciprocità e non esiste crescita senza confronto.
Coraggio, dunque! Ne servirà per riattivare tutte le nostre funzioni vitali e anche quelle dei nostri figli e per tornare a guardare il mondo con la voglia di “conoscerlo”, al netto di tutti i contagi.

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