Poche cose sono relative come la percezione del tempo, eppure esso è oggi misurabile scientificamente fin nella sua più microscopica parte e fin dalla più remota antichità l’uomo ha cercato di quantificarlo e dominarlo.
Anche in occasione del recente lockdown abbiamo potuto sperimentare tutti come il tempo abbia un suo inesorabile incedere e contemporaneamente una dimensione relativa, per cui esso scorre nelle nostre vite a ritmi diversi a seconda di quello che stiamo facendo. I monaci da sempre hanno scandito il tempo secondo la liturgia delle ore che distribuisce ancora oggi i momenti di preghiera distinguendoli dal tempo del lavoro, dei pasti e del riposo.
La contemporaneità occidentale tende ad una scansione del tempo molto più individualista, in cui ciò che conta è solo il proprio orologio e la propria agenda, per cui dal risveglio fino al momento di coricarsi le scadenze sono assolutamente personalizzate e poco tengono conto della collettività. Il tempo condiviso è sempre più raro, continuamente assediato dagli itinerari eccentrici di tutti e di ciascuno. Come reagisce a questa tendenza la famiglia? È chiaramente su un piano diverso rispetto ai ritmi “esterni”, come se suo compito fosse quello di ricondurre ad unità quello che ciascun membro è costretto a vivere fuori dal nucleo famigliare. Partiamo dalla mattina: è raro che i membri della famiglia si riuniscano per pregare prima di uscire di casa, non siamo in monastero! Però, è praticabile che ci sia un momento di raduno attorno al tavolo della colazione, una sorta di richiamo all’unità in cui tutti “passano”, si nutrono e traggono forza anche dal loro salutarsi e incoraggiarsi per la giornata. Poi gli studenti vanno alle loro lezioni a scuola (negli ultimi mesi vanno ad un computer per la didattica a distanza) e gli adulti al loro lavoro. In ufficio, in fabbrica o in negozio, oppure in giro per clienti e commissioni il tempo non è in nostro potere, o meglio possiamo solo cercare di non perderlo, ma anche di quello che guadagniamo non sappiamo bene che farne. Ci sono occasioni per riposare, tirare il fiato, scambiare un sorriso, magari davanti ad un caffè o uno snack. Il cibo porta con sé sempre un allentamento del ritmo e una dimensione più relazionale del tempo a nostra disposizione. Lo sperimentano quelli che all’ora di pranzo si mettono a tavola e mangiano con quiete e per lo più insieme ad altri. Purtroppo questa dimensione (riscoperta in questi mesi di quarantena) non è abituale in ambito lavorativo, laddove spesso si trangugia un panino per strada o davanti al terminale, perdendo molti dei benefici della dimensione comunitaria. All’ora sesta, la siesta che da essa prende il nome è un privilegio di pochi lavoratori, riguarda più spesso chi è già in pensione, però ci sono giorni nel fine settimana o in occasione delle ferie in cui anche chi è in età da lavoro può concedersi un momento di riposo, magari introdotta da alcune pagine di lettura. Nel pomeriggio riprende il ritmo frenetico del lavoro quotidiano, a cui rispondono quasi echeggiandolo le mille attività extrascolastiche che svolgono la maggior parte dei nostri figli. I più diversi allenamenti di sport: dal calcio al nuoto, dall’atletica al tennis; le lezioni di ripetizione o di rinforzo delle materie più ostiche o in cui bisogna recuperare un debito o un’insufficienza. La settimana poi è spesso punteggiata da altre attività come quelle relative al catechismo o alla pastorale giovanile in parrocchia, per chi vi ha investito risorse e aspettative vi è poi lo scoutismo, un’attività educativa che assorbe molte energie e risorse e occupa i ragazzi anche frequenti fine settimana nel corso dell’anno. A sera la cena è un tempo di raduno, spesso si tarda a mettersi a tavola per aspettare il capofamiglia che tende sempre a fare tardi nella vana speranza che quello che viene fatto la sera prima faccia guadagnare tempo per il giorno dopo. Davanti al cibo serale c’è modo di ringraziare per la giornata, un breve momento ma significativo. Abbiamo perso tutta la solennità di cantare un inno al vespro, con l’invocazione di lode per il Creato di cui si è beneficiato, ma almeno un pensiero di gratitudine può essere rivolto a Dio e, non meno, a chi ha preparato la cena. Le ore successive prima di andare a dormire sono spesso un tempo lasciato alla libertà di ciascuno, ma non mancano le occasioni per stare insieme complice magari la fruizione di programmi in streaming a pagamento. Oggi non è più necessario dipendere dai palinsesti delle tv generaliste e seguire i programmi in diretta; spesso si sceglie una fiction o un film individuato su una delle piattaforme che la Rete ci offre e nella vastità dell’offerta si trova talvolta qualche prodotto che riscuote l’apprezzamento di tutti. Anche prima di andare a dormire talvolta la famiglia riesce a riunirsi per un momento di preghiera condivisa.
Quelle che nella liturgia sono chiamate Compieta diventano nel ritmo famigliare, una giaculatoria o l’ascolto di una breve catechesi. Come si legge nel libro di Qoelet c’è un tempo per ogni cosa: anche nel turbinoso incedere del nostro mondo occidentale possiamo trovare il modo di scandire le ore come si fa quando si cammina in montagna, secondo i passi delle nostre gambe, i battiti del nostro cuore e non solo le lancette di un orologio.