SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Gli spettacoli sono annullati». Una frase che mai si sarebbe immaginata di sentir dire, fino a poche settimane prima. Una frase che dà tutto il senso della gravità del periodo che abbiamo vissuto, a causa dell’emergenza-Coronavirus. Una gravissima situazione che non ha precedenti nella storia moderna e che ha intaccato pesantemente anche le attività teatrali.
Lo sa bene Carla Civardi: poliedrica attrice. A lei, quella frase ha scombussolato non poco. «L’11 marzo 2020 – ci racconta Carla – è una data che ricorderemo come il giorno in cui fu dichiarata la pandemia. Il Covid-19 ci ha costretti a restare in casa. Per fronteggiare l’emergenza epidemiologica vengono chiusi i luoghi in cui le persone si possono assembrare. Il telefono diventa rovente e la comunicazione è sempre la stessa: gli spettacoli sono annullati».
L’attrice mette in fila gli effetti di questo blocco, che perdurerà ancora nelle prossime settimane: «Io sono coinvolta su più fronti dal punto di vista recitativo, collaboro con più realtà del territorio. La rassegna teatrale “E…state a San Benedetto del Tronto” che di solito presento è saltata, le presentazioni di libri, durante le quali presto la mia voce alla lettura, rimandate, tre compagnie teatrali ferme ai blocchi di partenza nonostante tanti appuntamenti primaverili. I “Sinceramente bugiardi” non hanno potuto fare le cene con delitto, la compagnia “Espressioni teatrali” non ha potuto portare in scena Oscar Wilde e “Vox artis” ha dovuto sospendere un bellissimo spettacolo su Edith Piaf. Tutti spettacoli previsti per i mesi di marzo, aprile e maggio nei teatri marchigiani e nei ristoranti del Piceno».
Carla Civardi descrive tutto ciò come «un fermo forzato che ci ha fatto slittare le date alla riapertura dei teatri. Ovviamente un danno non solo economico, quanto più morale. Per chi vive bene su un palco rimandare gli appuntamenti con il pubblico è sempre difficile. Le amministrazioni non sanno come comportarsi per le nuove date e le agenzie di spettacolo non possono dare certezze sul futuro».
Davanti a questa situazione, come ci si è organizzati? O “riorganizzati”? «Come attori singoli ci siamo organizzati durante il lockdown con dirette online, ognuno con monologhi, performance, collaborazioni artistiche improvvisate e quant’altro potesse soddisfare la nostra fame di esibizione – risponde ancora la Civardi -. Non è una questione di visibilità o vanità, è un bisogno profondo di divulgare qualcosa di bello. Donare un pensiero o un sorriso. Noi attori ci ricarichiamo con l’energia che ci arriva dal pubblico, siamo alla continua ricerca del personaggio perfetto e dell’interpretazione d’impatto. Ci mettiamo in gioco e adoriamo il rumore di un applauso. L’odore dei camerini e del palco, fare le prove ad orari assurdi, condividendo spazi ed emozioni ci manca».
Con tutti questi presupposto, verrebbe da chiedere che prospettive ci sono da qui in avanti? «Stanno ripartendo gli spettacoli all’aperto e sembra che presto si possa tornare anche nelle strutture al chiuso, sempre che questo virus ci lasci in pace – conclude l’attrice -. Nei teatri o all’aperto il problema non è per il pubblico, ma per gli attori. Recitare con la mascherina non è possibile, i personaggi in scena interagiscono e non possiamo garantire la distanza di sicurezza, ma se ci chiedessero di fare il tampone o il test sierologico per essere sicuri di non infettarci, penso che saremmo tutti disponibili. Non vedo l’ora che si riapra il sipario, si accendano i riflettori e inizi la musica; un bel respiro e…In scena!».