Irene Argentiero
Una strofa composta da 16 barre, divise in 4 quartine da 4 barre l’una, da comporre, registrare e pubblicare in rete in 72 ore, nominando altre persone: questo il contenuto della #hot16challenge2 lanciata in Polonia a fine aprile per raccogliere fondi a sostegno del personale medico impegnato in prima linea nella lotta al coronavirus.
I rappers polacchi, ideatori e promotori della challenge, mai si sarebbero aspettati un tale successo, ma soprattutto mai si sarebbero immaginati che a scendere in campo e a sfidarsi a suon di rime e ritmo sarebbero state nientemeno che le comunità religiose del Paese.
Sono bastate un paio di settimane, che a scambiarsi le nomine insieme alle aspiranti star del rap sono arrivati anche degli insospettabili “rappers in pectore” quali frati, suore, sacerdoti diocesani e seminaristi. E tra loro anche un paio di pastori: il vescovo ausiliare di Ełk Adrian Galbas e il vescovo di Zamosch-Lubaczow Marian Rojek, che ha registrato un video insieme al cancelliere della sua diocesi, al direttore dell’ufficio stampa e al referente del personale di curia.
A “spaccare”, però, non sono stati i “bro” (brothers, fratelli) quanto le “sis” (sisters, sorelle). Quelle vere, con tanto di velo. Quelle del convento della Congregazione delle suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Łagiewniki, che sorge accanto al santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. Lo stesso convento in cui visse s. Faustina Kowalska, la religiosa polacca canonizzata nel 2000 da s. Giovanni Paolo II e venerata in tutto il mondo come l’apostola della Divina Misericordia.
A lanciare il guanto di sfida alle suore polacche è stato il clero salesiano. Il video, che le “sisters” hanno realizzato e postato su YouTube e Facebook all’inizio di giugno, è diventato presto virale ed ha già totalizzato oltre 320mila visualizzazioni.
Della durata di poco meno di 5 minuti, il video non potrebbe iniziare in maniera più normale. Interno del convento. Sullo sfondo l’immagine di Gesù Misericordioso e in primo piano sr. Emanuela Gemza e un’altra “sister”, che danno il benvenuto. Una manciata di parole di presentazione ed ecco che parte la base.
Al ritmo di “Jezu ufam Tobie” (Gesù confido in te) – che è l’iscrizione che si trova ai piedi dell’immagine di Gesù Misericordioso, quadro dipinto nel 1943 da Adolph Hyla, seguendo la descrizione contenuta nel diario personale di s. Faustina – si trasformano da esperte di melodie gregoriane a professioniste del “rapping”. Al posto del cappellino portato con la visiera girata all’indietro, il loro caratteristico velo inamidato e, al collo, in sostituzione della catenina d’oro (un must have dei rappers), il crocifisso. Le suore rappano come delle vere e proprie professioniste, sedute sul prato del convento, così come sul dondolo da giardino. Ci sono anche due novizie, protagoniste di un divertente duetto.
Le sorelle sono così convincenti e naturali davanti alla telecamera, che chi ha visto “Sister Act”, film cult degli anni Novanta, inizia a pensare che tra le “rappers” col velo possa nascondersi anche Whoopi Goldberg.
“Qualunque cosa accada nella tua vita – cantano le suore rap – hai bisogno di sostegno, di soldi, di un medico, nel tuo bisogno Dio ha una grazia per te”. “Non vogliamo una maschera – prosegue una suora, calandosi dal volto la mascherina chirurgica, simbolo di questo nostro tempo – vogliamo la Tua grazia, grazia, grazia, grazia misericordiosa… L’unico modo per ottenere grazia è la fede, questo è ciò che ha detto Gesù”. “Non c’è niente di cui filosofeggiare o di cui preoccuparsi – aggiungono -. Basta aprire il cuore e dire: Gesù confido in te”.
“In fatto di musica – spiega sr. Emanuela Gemza – non siamo sempre al passo con le ultime novità, ma quando arriva la chiamata siamo subito pronte a provare”. “Ho compreso subito che questa era una grande opportunità per evangelizzare – aggiunge –, per mostrare con un linguaggio per noi atipico come Dio si prenda cura di tutti noi. Credo che lo Spirito Santo ci abbia guidato nel mettere insieme parole e musica”.
Prima delle consuete nomination – per la cronaca cinque i conventi e le comunità religiose a cui le suore polacche hanno lanciato il guanto di sfida con un sorridente “powodzenia” (buona fortuna) – il video si conclude nella cappella del convento, cuore del santuario della Divina Misericordia di Cracovia-Łagiewniki. La scena mostra di spalle una suora che si avvicina in silenzio all’altare laterale, dove si trova il dipinto originale di Gesù Misericordioso e dove sono conservate le reliquie di s. Faustina. Con la mano sposta il velo ed ecco spuntare un chiodo in jeans su cui campeggia la scritta “Bog cie kocha”, Dio ti ama.