“Fa impressione ritrovarsi a discutere di un libro dopo mesi in cui il coronavirus ha fatto emergere le fragilità profonde della nostra società e della Chiesa – ha osservato Riccardi –. Quello del coronavirus è il tempo della rivelazione di una crisi che come Chiesa ci portavamo dentro. Il futuro cristiano deve essere allora segnato dalla logica del seme e dall’uscita dall’istituzione”, un futuro in cui piuttosto che lanciare slogan bisogna comprendere il tempo che viviamo.
“Una Chiesa minoranza costruita come una famiglia, che è la proposta di Sorrentino, invece di una Chiesa residuo sempre più clericale” è secondo Andrea Riccardi una Chiesa che “evangelizza”. Se la crisi ecclesiale è legata a doppio filo a quella dell’Europa, è necessario “affrontare il problema della Chiesa con l’entusiasmo di ricostruire, per dare un segnale anche all’Europa”, sull’esempio di Papa Francesco che tanto sta appassionando cristiani e non.
Se l’analisi di mons. Sorrentino punta l’attenzione sulla parrocchia e sui movimenti, con il “loro modo gioioso ed entusiasta di vivere il Vangelo”, “nel tempo dell’eclissi del ‘noi’, la Chiesa ci ricorda che ci si salva insieme”, ha concluso il fondatore della Comunità di Sant’Egidio.