DIOCESI – Sessantadue extracomunitari in difficoltà; 15 papà separati, senza possibilità di prendere una casa in affitto, insieme ad altri 18 giovani con problemi economici e disoccupati. I primi, ospitati presso la casa Monsignor Gervasio Gestori della Caritas Diocesana. Il secondo gruppo – un totale di 33 persone, pensato anche per creare anche un interscambio di esperienze e di conoscenze in ottica di reinserimento al lavoro – ospite presso la casa Paolo VI di Monteprandone. Dietro a questi due “freddi” dati logistici, ci sono i “caldi” volti di persone con storie difficili alle spalle e sogni futuri da realizzare. Sogni che hanno avuto una possibilità grazie al progetto Giuseppe Paci:“Aggiungi un posto anche per me!”. L’iniziativa, partita a gennaio del 2018 si è conclusa nel giugno di quest’anno ed il suo report conclusivo è stato presentato ufficialmente nella mattinata di venerdì 3 luglio, presso la sala polivalente “Monsignor Traini” della Caritas Diocesana, in zona Ponterotto.
In apertura, il vescovo monsignor Carlo Bresciani ha sottolineato come questo intervento sia stato utile ad intercettare ed a tentare di risolvere le necessità presenti sul territorio: «C’è stata una positiva convergenza tra molti enti e persone, per intercettare dei bisogni». Monsignor Bresciani ha poi ricordato come, soprattutto con l’aumento delle situazioni di disagio generato dall’Emergenza-Coronavirus, sia fondamentale il contributo garantito dai fondi dell’8×1000: «Ben 230mila euro sono stati indirizzati alla Caritas, per sostenere soprattutto le persone rimaste senza lavoro».
Il vescovo ha poi ricordato come, proprio nei giorni della pandemia, molti utenti extracomunitari della Caritas hanno voluto dare un loro contributo: Si sono messi a servizio delle nuove necessità e questo è davvero un bel segnale da cogliere».
Nel suo discorso, monsignor Bresciani ha poi ringraziato tutti i fautori di questa iniziativa, con particolare riferimento alla Fondazione Carisap: «Sempre attenta al sociale». Sul finire, il vescovo ha auspicato che simili progetti possano godere di una buona narrazione: «Purtroppo spesso si punta troppo l’accento sul bene che non c’è. Dare, invece, il giusto rilievo al tanto bene che c’è può essere utile per infondere ulteriormente tra le persone quel sentimento di speranza che mai deve abbandonarci».
Tornando ai numeri, il progetto ha visto 167 colloqui e richieste di accoglienza esaminate, per favorire l’individuazione del bisogno sommerso. Ci sono stati 16 incontri per volontari del ciclo “Dna del Volontario”, mentre 5 volontari sono stati impegnati come supporto all’ascolto. Dei 15 papà separati, l’età-media era di 44 anni. La loro permanenza-media presso la casa monteprandonese era di 8 mesi. La maggiore nazionalità, quella italiana.
Concentrandoci su quell’«ottima convergenza» di cui parlava il vescovo: la Caritas ha realizzato il progetto insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, in rete con altri partner: Comune di San Benedetto del Tronto; Comune di Monteprandone; Parrocchia SS. Annunziata; Parrocchia Regina Pacis; Parrocchia Sacro Cuore di Gesù; Parrocchia S. Antonio da Padova; Parrocchia Madonna del Suffragio; Fondazione Maria Rosa Novelli e Carlo Sgariglia della presidente Rinoleina Neroni. Tutto con l’imprescindibile sostegno della Onlus Santa Teresa d’Avila presieduta da Giuseppe Paci: «Braccio operativo della nostra Caritas», ha ricordato il moderatore Marco Sprecacé, presentando di volta in gli intervento dei vari rappresentanti. In primis, il vicepresidente della Fondazione Carisap Raniero Viviani il quale ha lodato tutti i volontari che hanno messo «tempo, buona volontà, intelligenza e risorse in questo progetto. La Fondazione è presente sul territorio proprio per dare il suo contributo in situazioni del genere. Continuate pure a contare su di noi». In conclusione, direttore della Caritas Diocesana, Don Gianni Croci ha svelato un aneddoto molto significativo: «Giusto pochi giorni fa, dopo diversi mesi di permanenza nella casa per papà separati, un uomo ha ricomposto la propria famiglia ed è tornato a vivere con loro. Basterebbe solo questo per poter dire che ne è valsa la pena mettere in campo tutto questo».
Improvvisata finale: al vescovo è stato donato un suo ritratto, realizzato dal marocchino Toufik El Kahldi (uno degli ospiti della Caritas) che, evidentemente, serba in sé un tocco da vero artista. Visibilmente sorpreso e soddisfatto, monsignor Bresciani ha ringraziato l’autore.