da Vatican News – di Francesca Sabatinelli
Sono i numeri ad avere la meglio sui valori europei di accoglienza e asilo. E sono sempre i numeri a denunciare che questi stessi valori europei “stanno morendo in Grecia”.
L’organizzazione Oxfam, nel rapporto redatto assieme alla ong greca Greek Council for Refugees , li elenca tutti: negli hotspot che si trovano sulle isole si contano circa 230 minori non accompagnati detenuti e 38mila migranti chiusi in spazi adatti ad ospitare poco più di 6mila persone, oltre tutto in tempi di pandemia da coronavirus. Questo quadro, rilevato a metà giugno, lo si deve anche al nuovo sistema di asilo greco, approvato nel gennaio scorso e ultimamente modificato, che “più che offrire sicurezza e protezione ai migranti – denuncia Oxfam – sembra concepito per ‘deportare e calpestare’ queste persone, esponendole a sfruttamento e abusi”. Ecco che chi fugge da violenze e conflitti, come quelli che tormentano Afghanistan e Siria, perde qualsiasi possibilità di accedere a “eque procedure per l’ottenimento della protezione internazionale”.
“La Grecia ha deciso di rivedere il suo sistema di richiesta di asilo, in linea anche con l’accordo Ue-Turchia, cercando di snellire e velocizzare – spiega Riccardo Sansone responsabile dell’ufficio umanitario di Oxfam Italia –, in realtà quello che vediamo sul campo è che la situazione ha messo in ulteriore difficoltà i richiedenti asilo che già vivono in condizioni estreme, perché la situazione sulle isole greche, e noi lo denunciamo da tempo, è insostenibile”
Nelle maglie della detenzione sulle isole greche si ritrovano anche le categorie più vulnerabili, bambini, donne, anche in stato di gravidanza, persone disabili, il tutto aggravato dal sovraffollamento e dalla totale impossibilità di accedere a cure e tutele. “Se il virus arriva qui scaveranno una fossa per seppellirci”, è la testimonianza, rilanciata da Oxfam, di una donna chiusa nel campo di Moria, arrivata dall’Afghanistan sola, con due figli minori, e vittima di violenza, che per sei mesi ha vissuto sotto una tenda sovraffollata, in totale assenza di bagni. “Ci hanno dato due mascherine e un pezzo di sapone – racconta – di cui non sappiamo che farcene, visto che non c’è acqua”.
La riforma, in pratica, prevede che le autorità greche possano porre in stato di detenzione i migranti fino a quando la loro domanda non viene valutata. Le procedure, inoltre, sono state velocizzate a tal punto che per queste persone, quasi sempre, sia impossibile inoltrare la domanda entro i tempi previsti, il che prevede quindi il respingimento della richiesta. Ecco che chi dovrebbe godere della protezione internazionale viene invece respinto in Turchia o nel suo Paese di origine. Il tutto poi avviene in un contesto che prevede, ad esempio a Lesbo, un solo avvocato atto a seguire le pratiche di richiesta di asilo. Ma se questo vale per chi è arrivato nel 2020, così non è per chi è sbarcato nel 2019, che rischia di dover aspettare mesi, se non anni, per l’accesso al primo colloquio. Un tempo infinito trascorso in trappola, è la denuncia di Oxfam, “in condizioni disumane nei campi come Moria, con il bene placet dell’Unione europea, esposti a molestie e abusi, soprattutto se si è donne sole. Proprio durante gli ultimi mesi di lockdown dovuti all’emergenza coronavirus, si è registrato un aumento di denunce di casi di stupro e violenze”
“Il rischio principale – prosegue Sansone – è che l’Unione europea stia testando in Grecia quello che potrebbe essere, in futuro, il modello per i richiedenti asilo in Europa”. A breve l’Ue dovrebbe discutere il nuovo patto sui richiedenti asilo e sulle migrazioni e “questo banco di prova della Grecia” preoccupa molto Oxfam, “perché se quello è il modello, è un disastro per le persone che arrivano, ed è una palese violazione del diritto internazionale e del diritto europeo”. Quello che si chiede con urgenza è quindi, conclude Sansone, “una revisione dell’attuale riforma messa in atto in Grecia, una richiesta diretta al governo greco ma anche all’Unione europea, per vedere quali sono gli effetti nefasti di questa riforma sul terreno. Si chiede inoltre agli stati membri, Italia compresa, di fare in modo che questo non avvenga in futuro. Si deve rivedere la politica nella sua interezza, per rispettare i diritti di chi scappa dalle guerre e dalle crisi e ha bisogno di protezione internazionale”.