La Libia “è una tragedia umana e un problema di una gravità inaudita, che il dibattito politico sta nascondendo e sottovalutando. Ci fa piacere che un personaggio di una caratura morale importante come il Papa dica invece le cose come stanno”.
A parlare è Kostantinos Moschochoritis, segretario generale di Intersos, organizzazione non governativa presente da anni in Libia, in collaborazione con Unicef, con progetti per la protezione dei minori migranti e libici e delle loro mamme a Tripoli, Sebha e Bengasi. Hanno due centri diurni dove svolgono attività di supporto multisettoriale, presa in carico psicologica e sanitaria, educazione formale e non formale e ogni mese raggiungono almeno 600 minori. “La situazione in Libia è conosciuta e molto chiara – afferma Moschochoritis – ma le parole usate nel dibattito politico, in Italia e in Europa, stanno nascondendo una tragedia umana. È una situazione inaccettabile e di una gravità inaudita da anni, con persone torturate uccise, sfruttate, violenze sistematiche. La salute mentale delle persone che arrivano in Italia dopo essere passati nei centri di detenzione libica è compromessa seriamente e lo vediamo ogni giorno nei nostri centri di accoglienza”. La Libia, prosegue il segretario generale di Intersos, “è un problema di una gravità enorme che la politica sottovaluta. Perché è un inferno. Abbiamo apprezzato che il Papa abbia usato un linguaggio diverso dal dibattito politico, che vuole far dimenticare cosa succede veramente in Libia”. Moschochoritis ricorda che “l’Italia ha appena rifinanziato gli accordi con la Libia e dato soldi alla guardia costiera libica. Come si può dire che la guardia costiera libica salva la gente se poi li riporta nei centri dove vengono violentati e torturati? Questa è la verità. Ben vengano personaggi come il Papa che usano parole chiare e dicono le cose come stanno”. In tutta Europa, precisa, “hanno solo paura della parola ‘migranti’. Si parla del petrolio libico, del governo al-Serraj, ma si dimentica che in Libia ci sono milioni di persone che vengono considerate peggio degli animali o sfruttate solo per il loro valore economico. Ma tutto questo la politica europea fa finta di non vederlo”.