GROTTAMMARE – La Città di Grottammare ha onorato San Paterniano, suo patrono, venerdì 10 luglio in forma essenziale, come ci ha spiegato Emidio Vannicola, Priore della Confraternita dell’Addolorara: «Quest’anno la festa è in tono ridotto per i motivi che tutti sappiamo, ovvero per il coronavirus. Il Sindaco ci ha consentito di fare la processione, partendo dalla chiesa di San Pio V per poi arrivare a quella di Sant’Agostino. Altro non ci ha concesso, né noi ci siamo permessi di chiedere, come ad esempio per quanto riguarda i fuochi d’artificio. Per quest’anno le cose sono andate così e più di questo non abbiamo potuto fare: fino alla settimana scorsa sapevamo che non si sarebbe potuto fare nulla e quindi ci accontentiamo di mantenere comunque viva la tradizione. Ogni anno a Grottammare festeggiamo San Paterniano la seconda domenica di luglio, ma quest’anno abbiamo spostato la festa al venerdì, giorno nel quale effettivamente la Chiesa celebra la sua memoria, per non creare confusione e assembramenti».
Anche don Federico Pompei, parroco di San Pio V, nell’omelia tenuta durante la celebrazione eucaristica in onore di San Paterniano ha parlato dei festeggiamenti in tono minore e ha rievocato la figura del Santo, sottolineando che questa festa non riguarda solo le parrocchie di San Pio V e di San Giovanni Battista, ma l’intera comunità cristiana di Grottammare: «Nei giorni scorsi sono andato a rileggere la storia di San Paterniano perché per me questo è il primo anno di festeggiamenti, essendo stato nominato parroco qui da neppure un anno. Il nostro Santo è nato nel 275 ed è morto il 13 dicembre 360. È stato prima un eremita, poi un abate di un monastero e infine vescovo della città di Fano, dove ha guidato la comunità cristiana per 40 anni. Sono ben 32 i paesi che lo hanno scelto come patrono. Noi abbiamo un’epigrafe nella chiesa di Sant’Agostino che in latino recita: “Qui riposa il corpo del beato Parteniano”. Perché veneriamo Paterniano come santo? Perché ha preso sul serio il cristianesimo. Essere santi vuol dire essere uomini veri: non vuol dire essere eroi o persone eccezionali. Il segreto della santità sta nella quotidianità. Paterniano ci insegna il valore della preghiera, particolarmente vissuta quando era eremita e abate, e il valore di chi opera in maniera efficace per i fratelli».
Al termine della Santa Messa il Sindaco Enrico Piergallini, invitato dal parroco, ha rivolto un saluto ai fedeli: «Come ha detto il parroco i festeggiamenti sono ridotti. Che motivo abbiamo di sparare? Siamo ancora in piena emergenza. Festeggeremo meglio l’anno prossimo, quando sarà possibile, se tutto passerà, lasciarsi andare alla gioia che ha i suoi momenti. È giusto festeggiare, ma c’è anche una moderazione da tenere in considerazione in alcune fasi e questo è un anno che richiede proprio questa moderazione. Al santo abbiamo donato 10 botti stamattina, economicissimi, 150 €! Devo ringraziare don Federico perché quest’anno, più di sempre, la Chiesa ha dato una mano allo Stato. Quest’anno l’abbraccio fra il Comune e la Chiesa sarà veramente fondamentale e determinante. Non solo un abbraccio fisico e quotidiano della Città, ma anche un abbraccio ideale, perché se c’è una possibilità per questa società di cavarsela risiede proprio nell’alleanza che i laici che credono nel bene comune e nello Stato e i cristiani che credono nel bene comune perché amano gli altri si alleino, altrimenti non ne usciamo fuori e facciamo come quelli che buttano l’acqua fuori dalla barca, ma la barca è fallata perché non la riparano ed è uno sforzo inutile perché la barca prima o poi affonda».
Conclusa la celebrazione eucaristica ha avuto inizio la breve processione e il simulacro di San Paterniano è stato trasportato dai membri della Confraternita dell’Addolorata, fra il suono delle campane a festa e dei botti, pochi come si è detto, per giungere alla chiesa di Sant’Agostino dove il parroco ha impartito la benedizione finale.