“La storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro”.
Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Trieste in occasione della firma del Protocollo d’intesa riguardante la restituzione del Narodni Dom alla minoranza linguistica slovena in Italia.
In precedenza con il presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, erano stati alla foiba di Basovizza dove – nel luogo in cui i partigiani jugoslavi scaraventarono nel 1945 duemila italiani – si sono tenuti per mano dopo aver deposto una corona di fiori.
“Al di qua e al di là della frontiera – il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea – sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace”, ha proseguito il Capo dello Stato, per il quale, “oggi, qui a Trieste – con la presenza dell’amico presidente Borut Pahor – segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa”.
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