Andrzej Duda, l’attuale Capo di Stato polacco, è stato rieletto ieri per il secondo quinquennio con uno scarto di meno del 2%. Le prime analisi indicano che a prevalere è stato il voto delle campagne e degli ambienti rurali, legati alla tradizione nazionale di stampo patriottico e alla Chiesa cattolica. A vincere nelle grandi città, così come in quelle medio-piccole, è stata invece la visione europeista di Rafał Trzaskowski, l’attuale sindaco di Varsavia e candidato dell’opposizione liberal-democratica. Paweł Kukiz membro della coalizione governativa a guida di Jaroslaw Kaczynski, capo del partito di destra conservatrice Legge e giustizia (Pis), pur soddisfatto della vittoria di Duda, ha espresso la preoccupazione per “la netta divisione del Paese in due schieramenti contrapposti”. A detta di Władysław Frasyniuk, leggendario militante di Solidarnosc (movimento che nei primi anni ’80 del XX secolo si è ribellato al regime sovietico, e in seguito nel 1989 ha portato alla caduta del Muro di Berlino) invece, il voto presidenziale è stato “non tanto per uno dei candidati quanto per la libertà e la democrazia o contro quei valori”. Secondo Frasyniuk, proprio l’insufficiente rilievo dato ai valori fondamentali sarebbe stato il maggior errore di Trzaskowski durante la campagna elettorale, brevissima, in quanto la sua candidatura era stata promossa dal maggior partito dell’opposizione in Polonia (Coalizione civica – KO), solo a metà maggio, dopo la rinuncia della signora Małgorzata Kidawa-Błońska, inizialmente considerata migliore oppositrice di Duda. Il presidente riconfermato, nel suo primo discorso a urne chiuse, ha promesso che in Polonia “non sarebbe cambiato nulla, e tutto sarebbe rimasto come prima”, mentre sua moglie Agata Kornhauser-Duda si è scagliata contro “le manipolazioni dei mass media”, e sua figlia Agata Duda, arrivata da Londra (dove lavora presso uno studio legale) ha lanciato appello alla “uguaglianza di tutti e al rispetto reciproco” poiché “nessuno merita di essere vittima dell’odio per alcun motivo”.
L’affluenza record alle urne pari quasi al 70% degli aventi diritto indica però secondo alcuni analisti che la società polacca sia, in realtà, divisa in tre parti quasi uguali: i sostenitori di Duda, quelli dell’opposizione e coloro che non sono andati a votare.
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