Giancarlo La Vella – Città del Vaticano da vaticannews
Da mesi il Libano attraversa una profonda crisi sociale, economica e politica, aggravata dalla pandemia. Dopo uno stallo politico-istituzionale durato almeno due anni il Paese ha ora un governo fortemente criticato dalla piazza. Continuano infatti le manifestazioni popolari contro il carovita e la corruzione. Gran parte della popolazione è alla fame, afferma ai nostri microfoni il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, e ora occorre una svolta, affinchè la comunità internazionale si rivolga al Libano per rispondere alla richiesta di aiuto fatta da Beirut.
Il pluralismo, salvezza del Libano
Nella situazione attuale l’assetto istituzionale pluriconfessionale libanese rappresenta una garanzia per la pacifica convivenza e il dialogo. Cristiani maroniti, sunniti e sciiti hanno un loro preciso ruolo nella presidenza, nel governo e nel parlamento. La condivisione del potere e delle responsabilità di governo garantisce una risposta efficace ad ogni eventuale frizione. Non sarebbe stato possibile, al contrario, per un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti, accogliere almeno 2 milioni di profughi siriani, in fuga da una guerra decennale, e palestinesi. Ma di certo, ricorda il cardinale Béchara Raï, non è semplice gestire una situazione del genere. La soluzione ideale sarebbe che i profughi tornassero nei luoghi d’origine, ma finchè c’è una guerra in corso ciò non è possibile. Bisogna salvare questo Paese accogliente, esorta il cardinale, e lo status della neutralità è la soluzione ai gravissimi problemi che stiamo affrontando.