“La violenza non è affatto sotto controllo a Cabo Delgado”. I gruppi armati continuano a imperversare nei villaggi settentrionali della costa mozambicana, “terrorizzando centinaia di famiglie in modo barbaro e senza scrupoli, armati di coltelli, machete e kalashnikov”. E il timore è che possano spostarsi ancora, scendendo verso sud. A parlarcene, da Nampula, è suor Laura Malnati, superiora regionale delle missionarie Comboniane in Mozambico, che confessa un grosso dubbio: seguendo la rotta dei giacimenti di gas “i terroristi, che non chiamerei jihadisti – dice – ma piuttosto persone interessate alle ricchezze del sottosuolo, potrebbero spingersi verso Pemba e ancora più giù”. A quel punto sarebbero incontrollabili.
L’accaparramento della terra. Un recente dossier della onlus Friends of the Earth spiega tutte le connessioni tra le industrie francesi e i giacimenti di gas. Da questa terra ricca gli abitanti fuggono costretti con la forza a lasciare un luogo “che scotta”: “Si tratta di una forma di violento land grabbing, accaparramento della terra”, sostengono diversi analisti e confermano le missionarie. Le suore comboniane si stanno adoperando da settimane per accogliere gli sfollati: “Operiamo su due fronti – afferma suor Laura –: una nostra comunità è presente a Balama, dove ci sono 1.200 sfollati, e noi stiamo distribuendo zucchero, riso e altri alimenti; da pochi giorni anche le coperte, perché inizia la stagione fredda”.
Un progetto concreto. L’altra comunità di comboniane è a Nampula, la provincia dove si sono riversati più rifugiati interni. “Assieme a padre Davide Guidi, nella parrocchia di Santa Cruz, abbiamo iniziato una distribuzione capillare di viveri”, racconta. Il progetto è quello di avviare un programma di microcredito per dare alle donne la possibilità di produrre da sé biscotti o piccoli oggetti in stoffa con la capulana, la tela tradizionale africana. “Questi gruppi reclutano giovani disoccupati in cerca di soldi facili – precisa suor Laura e conferma suor Rita Zaninelli, sua consorella a Nampula –. Una volta capito che il loro compito è uccidere, i ragazzini tentano di sottrarsi alle bande armate, a quel punto li fanno sparire, non tornano più a casa”.