Il caos, si sa, può essere creativo e preludere a nuove organizzazioni, situazioni inaspettate, vantaggi evolutivi. A volte, però, è soltanto caos, confusione, nebbia che non si dirada.
La domanda, sorridendo (ma non troppo), viene spontanea: che tipo di caos è quello nel quale si dibatte il sistema scolastico italiano? Perché è indubitabile che, chi osservasse dall’esterno la situazione del momento e ascoltasse/leggesse le dichiarazioni di volta in volta di esponenti politici, sindacati, operatori scolastici – dirigenti in testa – e infine (last but not least, naturalmente) della Ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina avrebbe la percezione inevitabile del caos. A partire da un punto dato per fermo e certo (per ora), come la riapertura delle scuole il 14 settembre, tutto il resto si muove intorno come impazzito, alimentando, appunto, il caos.
Per i sindacati, ad esempio, al momento non ci sono proprio le condizioni per una riapertura regolare delle scuole. Così, ad esempio, Francesco Sinopoli (Cgil Scuola): “Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene, bisognerebbe essere onesti. A causa del ritardo con cui il confronto è iniziato e della scarsità delle risorse la situazione delle scuole è drammatica. I dirigenti scolastici sono a caccia di spazi; serve un organico straordinario che al momento non c’è”.
Effettivamente pare che per rispettare le regole del distanziamento imposte dall’emergenza sanitaria manchi il posto in classe per circa il 15% di allievi (e parliamo di oltre un milione di studenti). Mancherebbero poi i docenti. Nonostante l’intenzione della ministra di assumere 80 mila insegnanti, i sindacati sono fortemente scettici e decurtano pesantemente la cifra. Senza contare le esigenze di personale Ata per il funzionamento regolare e anche la sanificazione degli ambienti.
Intanto i presidi misurano e rimisurano gli spazi con metro alla mano e c’è chi parla di banchi a rotelle, piuttosto che di cattedre sostituibili per ampliare gli spazi a disposizione. Chi si attrezza chiedendo ospitalità a cinema e parrocchie, e a Roma qualcuno si sarebbe rivolto al Quirinale per avere spazi in più.
Se poi si pensa al rientro a scuola il 14 settembre con sospensione (quasi) immediata delle attività per far spazio ad elezioni e referendum, ecco che l’impressione del caos si fa avanti prepotente. Al punto che la stessa ministra sembra aver preso la decisione di spiegare direttamente agli italiani cosa sta succedendo e cosa succederà. Così ha dichiarato nei giorni scorsi: “La scuola riaprirà regolarmente il 14 settembre ed escludo nuovi lockdown. Mi attaccano ma ora vado in tv e spiego io, adesso basta, ho sbagliato a non farlo prima. Dai sindacati mi aspetto collaborazione. Sono pronta ad un confronto televisivo con Salvini sulla scuola”. Salvini la attacca, ma non è l’unico e nel confronto politico aspro è capitato di captare una frase del genere attribuita alla ministra, accusata di “pressapochismo”: “Quelli che criticano oggi sono gli stessi che hanno continuamente tagliato fondi: la destra ha tolto 8 miliardi alla scuola e creato le classi pollaio”.
E forse qui si torna alla questione del caos, riflettendo che, proprio sulla scuola il turbinìo di posizioni e controposizioni, riforme e riforme delle riforme, annunci e smentite sono prassi abituali da anni e tipiche di ogni maggioranza politica che di volta in volta trova una quadra (provvisoria) a situazioni limite. Che il caos sia la condizione strutturale della scuola?

Di Alberto Campaleoni

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