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Armenia: appello Papa su tensioni in Caucaso

“Le parole del Santo Padre sono una grande consolazione per tutti gli armeni. Sono il segno che Papa Francesco non ci ha dimenticato”. Così mons. Raphaël François Minassian, arcivescovo per gli armeni dell’Europa dell’Est, commenta da Yerevan per il Sir le parole pronunciate ieri all’Angelus da Papa Francesco. Al termine infatti della preghiera mariana, il Santo Padre ha rinnovato l’appello per un “un cessate il fuoco globale che permetta la pace la sicurezza indispensabili per fornire assistenza umanitaria necessaria alle popolazioni che si trovano in paesi in guerra”. Ed ha aggiunto: “Seguo con preoccupazione il riacuirsi delle tensioni armate nella regione del Caucaso, tra Armenia e Azerbaigian. Assicuro le mie preghiere per coloro che hanno perso la vita durante gli scontri e auspico che con l’impegno della comunità internazionale e il dialogo tra le parti si possa giungere ad una soluzione pacifica e duratura che abbia a cuore il bene di quelle amate popolazioni”. “I media – fa sapere subito l’arcivescovo – hanno dato rilievo e hanno rilanciato l’appello e la preghiera per la pace del Santo Padre. Purtroppo, però non c’è ad oggi nessuna reazione positiva sul fronte del dialogo perché malgrado i ripetuti appelli alla pace, gli attacchi sul confine continuano e non c’è un cessate-il-fuoco definitivo”. La situazione al confine tra Armenia ed Azerbaijan in questi giorni è delicatissima. Come riportano varie agenzie internazionali, il primo attacco è stato lanciato lo scorso 12 luglio dalle forze armate azere. Fino ad oggi, gli scontri si sono verificati sempre e solo nell’area del Nagorno Karabakh, mentre ora è l’Armenia stessa ad esser presa di mira. Diversi paesini sarebbero già stati attaccati con artiglieria pesante. Si tratta di una escalation pericolosa. “Tutto il Paese è bloccato”, racconta l’arcivescovo. “La tensione crea un clima di paura diffusa. Siamo abituati al conflitto in Nagorno Karabash ma ora la tensione si sta espandendo coinvolgendo il confine con l’Azerbaijan”. Solo qualche giorno fa, il ministero della Difesa azero ha addirittura minacciato un attacco missilistico sulla centrale nucleare di Metsamor, in Armenia. “Si è creata un’atmosfera di guerra e tensione con minacce continue”, conferma l’arcivescovo Minassian. “Non ultimo la minaccia alla centrale nucleare di Metsamor che si trova a soli 30 chilometri dal confine turco. Se viene attaccata, sarebbe un disastro non solo per l’Armenia ma anche per la Turchia. Quello che si sta verificando ormai da anni è un male internazionale contro l’umanità. Non capisco come la comunità internazionale non sia interessata a questo conflitto. L’Armenia è un Paese dimenticato. Il Paese inoltre è per il 99% cristiano. Quindi per noi è in atto anche una vera e propria persecuzione contro il popolo cristiano in questa Regione”. Mons. Minassian rilancia l’appello “per la pace e la convivenza”. Invita tutte le parti a “mantenere aperto un canale di comunicazione” e si rivolge all’Europa. “Lancio un appello all’Europa perché non dimentichi l’Armenia, questi fratelli e sorelle che soffrono. La società cristiana nel Caucaso – aggiunge – è sempre in pericolo. Penso che un intervento dell’Unione europea e dei Paesi europei, un loro aiuto a trovare una soluzione sarebbe un atto importante, e un segno di carità verso il popolo armeno. Non abbiamo paura. Siamo convinti che il Signore ci ha scelto per testimoniare in questa terra la sua presenza. Le parole del Santo Padre ieri sono state accolte qui in Armenia in modo molto positivo, con affetto e con una simpatia ancora più forte. Sono parole importanti per la costruzione di una pace definitiva e un cessate-il-fuoco immediato”.

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