SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’11% del pescato nazionale arriva dalle reti delle marinerie marchigiane. Uno dei settori bloccati dal Covid e anche per questo, ma non solo, degno di grande attenzione soprattutto per quel che riguarda la valorizzazione dei prodotti ittici, l’attenzione al miglio zero e la trasparenza nei confronti dei consumatori. Temi trattati nel corso del convegno su “Mare, pesca e dintorni” che si è tenuto nei giorni scorsi a San Benedetto, capitale regionale delle pesca, in occasione di Campagna Amica on the beach. Un porto, quello sambenedettese, storicamente vocato con circa 60 pescherecci, 30 vongolare e 40 imbarcazione dedicate alla piccola pesca. Nelle Marche, quinta regione d’Italia dopo Veneto, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna, il 30% del pescato riguarda i molluschi (soprattutto vongole). “La pesca – ha detto Tonino Giardini, responsabile nazionale di Coldiretti Impresapesca – in questo momento si sta trasformando dopo una cristallizzazione durata 50/60 anni a una gestione completamente nuova. E sarà una pesca sempre più territoriale. Quello di San Benedetto, attraverso il consorzio di gestione delle Vongole del Piceno, è un esempio virtuoso che riesce a esportare anche all’estero”.
Al convegno hanno preso parte anche Romano Magrini, responsabile dell’area economica di Coldiretti, Armando Marconi, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo, la vicepresidente della Regione Marche, Anna Casini che ha ricordato l’importanza di progetti di educazione alimentare nelle scuole incentrati sul consumo di pesce azzurro, l’assessore comunale Filippo Olivieri e la Capitaneria di Porto San Benedetto del Tronto. “I pescatori – ha concluso la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – oltre a un ruolo economico sono anche paladini dell’ecologia: troppa plastica finisce nei mari e la pesca, attraverso progetti specifici, può concorrere alla pulizia e alla valorizzazione delle acque. Come Coldiretti dobbiamo ripercorrere anche per la pesca il percorso fatto con i prodotti rurali dando ai pescatori la stessa dignità che hanno avuto gli agricoltori attraverso un grande lavoro di rappresentanza”.