Si intitola “L’Humana Communitas nell’era della Pandemia. Riflessioni inattuali sulla rinascita della vita”, ed è il secondo documento – il primo è del 30 marzo 2020 – che la Pontificia Accademia per la Vita dedica alle conseguenze della crisi sanitaria mondiale e alla sua interpretazione. “Ancora non abbiamo dato sufficiente attenzione, soprattutto a livello globale, all’interdipendenza umana e alla vulnerabilità comune”, la denuncia del testo: “Il virus non riconosce le frontiere, ma i paesi hanno sigillato i propri confini. A differenza di altri disastri, la pandemia non ha colpito tutti i paesi allo stesso momento. Sebbene questo avrebbe potuto offrire l’opportunità di imparare dalle esperienze e dalle politiche di altri paesi, il processo di apprendimento a livello globale è stato minimo. Addirittura, alcuni paesi si sono, a volte, impegnati in un gioco cinico di reciproca accusa”.

Secondo l’organismo pontificio, la  crisi ha mostrato le possibilità ed i limiti dei modelli focalizzati sull’assistenza ospedaliera:  “Certamente, in tutti i paesi, il bene comune della salute pubblica deve essere bilanciato in rapporto agli interessi economici” e le case di cura e gli anziani sono stati duramente colpiti. Senza contare che “discussioni etiche sull’allocazione delle risorse si sono soprattutto basate su considerazioni utilitaristiche, senza prestare attenzione alle persone più vulnerabili ed esposte a più gravi rischi. Nella maggioranza dei paesi, il ruolo dei medici di base è stato ignorato, mentre per molti, sono il primo punto di contatto con il sistema assistenziale. Il risultato è stato un aumento di decessi e di disabilità provocate da cause diverse dal Covid-19”. La risposta che occorre dare alla pandemia Covid-19, è la tesi del documento, non può ridursi sul piano organizzativo-gestionale: serve una “conversione” che includa ed elabori esistenzialmente e socialmente l’esperienza di perdita, come parte costitutiva della condizione umana. Solo così, per l’organismo pontificio, sarà possibile un coinvolgimento della coscienza e una conversione che ci permettano di sentirci responsabilmente solidali in una fraternità globale.

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