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La Ue ci ha assegnato 209 miliardi, ma Bruxelles verificherà le scelte

Paolo Zucca

Ci saranno passaggi nei parlamenti nazionali e alcuni aspetti ancora da chiarire ma diamo per scontato che il Recovery Fund prenda vita e diventi un grande Fondo di rilancio europeo così come è stato approvato dai capi di Stato e di Governo a Bruxelles. Fin dall’inizio, il Piano 2021-2027 non è mai stato privo di condizioni, quindi non è “prendetevi i soldi e fatene quel che volete”. L’Italia è quella che ha ottenuto di più in virtù della pesantezza della pandemia e può disporre di 209 miliardi (81,4 di sovvenzioni e oltre 127 di prestiti) di cui 58 nei primi due anni. L’accordo ci chiede di investirli nella crescita del Paese, nuova occupazione, più infrastrutture, più digitale, più agricoltura rafforzando scuola e sanità. Quindi le nostre riforme saranno tenute d’occhio in modo particolare per evitare che i soldi europei, a fondo perduto o prestiti a tassi ridotti, possano essere spesi a fini elettorali o in riforme che non rilancino l’economia. “Questi 209 miliardi non sono la manna che piove dal cielo, non è arrivato Babbo Natale, dobbiamo rimanere con i piedi per terra evitando di generare aspettative sovradimensionate”, ha commentato il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani.

Ci chiedono di andare oltre la copertura dei costi subiti dalla pandemia, al doveroso sostegno alle famiglie, alle imprese e agli enti locali. Ci invitano a cogliere l’occasione per un salto di capacità economica a vantaggio dei giovani, delle aree più deboli. Come? Al momento non ci sono certezze, ci sono indicazioni.

L’infrastruttura ferroviaria sembra prevalere su altre forme di trasporto, la digitalizzazione punta a garantire un servizio decente anche alle aree interne recuperando la divisione digitale che mette ai margini parte della popolazione. L’ambiente è un altro tema dove la Commissione Ue vuole intervenire così come sulla velocità della giustizia civile che con i suoi cavilli rende difficile accertare le verità. Sullo sfondo c’è una richiesta a tutti di maggiore concorrenza economica e di lotta all’evasione fiscale.

Servirà una nuova task force, un gruppo di esperti in grado di indirizzare il Governo sulle misure più efficaci.

Il premier Giuseppe Conte vuole tirare le fila di questa fase, ogni ministero tirerà dalla sua parte.

Il Governo dovrà mettere a punto le riforme e da settembre presentare le più urgenti. La Commissione a ottobre le vaglierà. Solo così si aprirà il rubinetto dei fondi europei. C’è la possibilità di attivare anche il Mes (Fondo salvastati) che vale altri 36 miliardi. Gli imprenditori e parte delle forze politiche sono favorevoli, il Governo è diviso. Farà di tutto per far funzionare presto e bene il Recovery.

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