SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un “no” espresso in maniera composta. Ma, non per questo, meno forte e diretto. Ecco il messaggio lanciato da piazza Giorgini dove, nel tardo pomeriggio di giovedì 23 luglio, si è svolta la manifestazione #Restiamoliberi: organizzata per contrastare l’approvazione del Disegno di legge sulla cosiddetta “Omotransfobia”, portato avanti in Parlamento dall’onorevole Alessandro Zan, del Partito democratico.
La piazza più centrale di San Benedetto si è così unita ad un altro centinaio di piazze sparse in tutta Italia, nel segno di una manifestazione che – a detta dei responsabili dell’Ordine pubblico presenti sul posto – ha rispettato in pieno i nuovi canoni di sicurezza sul distanziamento sociale anti-Coronavirus. Il tutto nel segno della tranquillità. A parte la lettura di un testo scritto da parte di alcuni organizzatori, l’evento si è svolto in silenzio. I presenti (un centinaio) sono rimasti fermi, leggendo un libro.
Secondo gli organizzatori, coordinati dalla signora Rosa Gaffuri, quella in discussione in Parlamento è «una legge del tutto ingannevole, poiché si presenta come necessaria per punire le violenze dei confronti di persone con attrazione per lo stesso sesso, ma chiunque sa già che ogni violenza è già punita dal nostro ordinamento giuridico. Ed esistono anche le aggravanti da applicare ove necessario. Una legge inutile quindi. Ma una legge soprattutto pericolosa perché mira a istituire un nuovo reato, quello di “omotransfobia” appunto, che non viene definito dal Legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno chiunque esprimerà un pensiero non allineato al mainstream».
Il messaggio letto durante la manifestazione prosegue con una raffica di domande retoriche, per contestualizzare meglio la situazione: «In caso di approvazione del testo sarà possibile per chi gestisce una palestra vietare l’accesso agli spogliatoi femminili ai maschi cosiddetti transgender che “si sentono donne”? Sarà possibile, in una gara sportiva per donne, escludere un cosiddetto transgender maschio? Sarà possibile per un genitore fare in modo che il figlio non partecipi ad attività scolastiche organizzati da realtà Lgbt? Sarà ancora possibile per un sacerdote citare pubblicamente la dottrina Cristiana sul matrimonio e sulla sessualità e insegnarla? Sarà possibile dire pubblicamente che la pratica dell’utero in affitto è un abominio o dirsi contrari alle adozioni cosiddette omo-genitoriali? Sarà ancora possibile contestare una legge, come quella sulle unioni civili, senza rischiare di essere denunciati? Per tutte queste domande il ddl sulla “Omotransfobia” ha una sola risposta: no!».
La manifestazione è durata circa un’ora e mezza ed è si è svolta in maniera del tutto tranquilla, sotto lo sguardo discreto e attento delle forze dell’ordine. Particolarmente presente la Polizia di Stato: rappresentata sul posto, tra gli altri, dalla dirigente della Squadra mobile di Ascoli Patrizia Peroni, dal neo-commissario sambenedettese Andrea Crucianelli e dall’ispettore superiore Massimo Mellozzi.
Tra i partecipanti, persone di tutte le età. Pure intere famiglie con bimbi al seguito. Presente anche qualche volto noto della vita amministrativa locale, come il consigliere comunale di minoranza Domenico Pellei: «Personalmente ritengo che, come scritto nel mio cartello, va salvaguardata la libertà d’espressione per tutti. La Costituzione Italiana già oggi garantisce i diritti di ogni persona. Dunque è sbagliato, oltre che pericoloso, dire che ci sono persone più persone di altre. Uguali più uguali di altri. Credo che dietro questa proposta di legge ci sia una forte connotazione ideologica e questa va smascherata. Anche nel mio ruolo politico e amministrativo locale, per quel che può contare, credo sia giusto manifestare e prendere posizione su temi così importanti».
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