Di Giuseppe Mariucci, con il contributo di Lycia Antognozzi
MONTELPARO – Vogliamo far conoscere oggi un personaggio dell’arte montelparese che, sulla soglia degli ottant’anni, sembra essere nel pieno della sua creatività: Maurilio Beato!
Sarà l’aria di famiglia (egli è fratello di quel Giovanni Beato scultore, pittore e docente d’Accademia) e anche di quella di un paese, Montelparo, da secoli espressione di arte viva e prorompente in tutte le sue espressioni; sta di fatto che ci troviamo di fronte, anche in questo caso, ad un personaggio versatile e particolare!
Abbiamo chiesto a Lycia Antognozzi, montelparese di origine, (musicista, docente di educazione musicale, amante di musica, arte, articolista, segretaria dell’Associazione Culturale “La Luna” tra i cui soci fanno spicco artisti del calibro di De Signoribus, Pazzi, Trotti ecc.) di presentarci, da par suo, questo nostro poliedrico compaesano! Ella scrive:
“Quando mi è stato chiesto di scrivere dell’opera di Maurilio Beato, i miei ricordi, e ci sono ricordi indelebili nella memoria di ognuno di noi, sono tornata indietro di circa 60 anni quando, piccolina, mi affacciavo alla porta della sua bottega e da lontano, per farmi vedere, gli chiedevo ad alta voce: “Me dai dieci lire de cascio?”.
Oggi a distanza di anni mi trovo ad osservare i suoi quadri e ho l’impressione di immergermi in un viaggio tra elementi antropici e naturali in un oscillante rondò di suggestioni che portano ad indagare, più che la natura dei soggetti stessi, la spinta emotiva che guida la mano dell’artista a trasferire sulla superficie usata tutta la sua tensione creativa.
Definire un artista non è compito facile! Oggigiorno basta munirsi di pennello per acquisire automaticamente questo titolo. Artista è colui che, spinto da una forza interiore, sente l’impellente bisogno di esternare il vissuto della propria interiorità; in questo senso Maurilio Beato può essere definito un artista poliedrico e versatile, la cui esperienza spazia dal teatro alla poesia, dal canto alla pittura in un’ipercinetica pulsione vitale e creativa.
Cerca i suoi soggetti nel paesaggio rurale del paese natio, ritraendo persone che frequenta quotidianamente ed ispirandosi ad un sentimento religioso ancora forte nelle piccole comunità.
Il segno è immediato, materico, spontaneo; gli accostamenti cromatici inusuali, ma comunque evocativi; la prospettiva intuitiva quasi a voler racchiudere nello spazio ristretto della tela l’intero mondo in un gioco di seduzione mentale che mette a nudo, ma anche esalta, la capacità cromatica e pittorica di Maurilio Beato.
Sono i quadri più colorati a catturare per primi l’attenzione: gialli, arancioni, rossi, blu, viola si rincorrono concedendo al nostro sguardo una meravigliosa tavolozza di colori!
Se, però, si osservano con attenzione i quadri più monocromatici, si percepisce anche la volontà di reinterpretare e fare propria l’esperienza dei grandi artisti del passato conferendo, alle immagini riprodotte sulle tele, emozioni e suggestioni cariche di vita.
Di fronte a un mondo che corre sempre di più verso il progresso e la tecnologia, questo artista si esprime cercando di realizzare un collegamento tra passato e presente, tornando alla natura, cogliendone i suoi aspetti più segreti, sia umani che paesaggistici perché riprodurli significa dominarli, vincerli e l’atto creativo diventa il fine ultimo dell’essenza stessa della vita. Concludo con un altro ricordo di quando in piedi sul Murello di Montelparo in braccio a mia mamma, con sullo sfondo una grandissima luna bianca che si stagliava nel cielo scuro, Maurilio si avvicinava a me sussurrandomi all’orecchio: “Te piace u pallo’?… Fattulu combra’ da mammata!”.
Oggi gli occhi non mi si riempiono più di lacrime e con grande gioia gli sussurro: “Maurilio, tu, la tua Luna, l’hai ottenuta? Osservando la persona che sei, penso proprio di sì”.
E, a proposito del passaggio “la cui esperienza spazia dal teatro alla poesia, dal canto alla pittura” di quanto rivela Lycia, c’è da sottolineare che Maurilio, oltre ad essere stato uno dei componenti del cast di attori tra i più caratteristici della Compagnia Teatrale “Il Murello” per quasi vent’anni e cantore nella locale Corale “G. Petrocchini”, è anche l’autore di alcune pubblicazioni quali:
-“Quand’è belle ste contrade”- (1999)- Raccolta di alcune (circa 40) delle sue innumerevoli poesie dialettali.
-“Racconto i miei ricordi”- (2010)- Raccolta di circa 100 racconti brevi per dare voce e immagine a personaggi e paesaggi di un’epoca oramai irrimediabilmente perduta!
-“La pittura del quotidiano”- (2005)- Un Catalogo fotografico di molte delle sue opere (circa 70 pezzi)!
Molte delle opere di Maurilio, alcune delle quali da tempo erano in mostra in un locale di Via Roma, potranno essere, a breve, visibili in un grande locale, sito nella mitica “Via Trivio”, messo a disposizione dal carissimo Innocenzo Ascenzi!
E non finisce qui, vero Maurilio?