Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano da vaticannews
Papa Francesco poco dopo l’assassinio di padre Jacques Hamel, avvenuto il 26 luglio del 2016, ne aveva voluto aprire il processo di beatificazione, perché “martire, e tutti i martiri sono Beati”, così aveva detto nell’omelia della Messa di suffragio celebrata a Casa Santa Marta il 14 settembre 2016, festa dell’Esaltazione della Croce, alla presenza dei familiari del sacerdote 85enne e ai pellegrini giunti dalla Normandia insieme al vescovo di Rouen monsignor Dominique Lebrun.
La fase diocesana della causa di beatificazione di padre Hamel si è conclusa nel marzo dello scorso anno e ora, a quattro anni dalla sua morte, è all’esame della Congregazione delle Cause dei Santi. Si tratterà di riconoscere se effettivamente padre Hamel sia stato assassinato “in odium fidei”. Il corposo dossier è stato portato a Roma personalmente da un gruppo di giovani, insieme a monsignor Lebrun e diversi sacerdoti della diocesi di Rouen, compreso il postulatore della causa di padre Hamel, padre Paul Vigouroux, e quindi consegnato al cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Padre Hamel, bersaglio perché uomo di dialogo
“La barbara uccisione di Padre Hamel è l’atto dal quale si può capire l’importanza di ciò che egli stava facendo”. A raccontare la figura del sacerdote è don Angelo Romano, Rettore della Basilica di San Bartolomeo all’Isola, la chiesa di Roma affidata alla Comunità di Sant’Egidio e dedicata ai ‘nuovi martiri’, che custodisce il breviario di padre Hamel. “Padre Hamel – è l’analisi di don Romano – era stato scelto come bersaglio perché uomo di dialogo, uomo di pace, uomo di fraternità, anche con la comunità musulmana di Saint-Etienne-du-Rouvray. Come sempre, l’odio terroristico si rivolge in primis alle persone che sono dei ponti, come è successo in Siria, quando i primi a essere stati rapiti, e purtroppo non se ne hanno avute più notizie, sono stati due vescovi, il greco ortodosso di Aleppo Paul Yazigi, e il siriaco Mar Gregorios Ibrahim, che erano tra i vescovi più impegnati nell’essere ponte tra le comunità religiose in quel Paese. La morte di padre Hamel, in qualche modo, ha sottolineato ancora di più l’importanza di quello che lui stava facendo e anche la bellezza di questa figura di prete”.
Il suo breviario, testimone della sua preghiera
L’uccisione di padre Hamel fu un atto odioso, che smosse l’Europa tutta, soprattutto la Francia, “che fu toccata nel profondo per la qualità della sua testimonianza”. “Non fu una morte giunta per caso – prosegue don Angelo – ma, in qualche modo, in maniera un po’ paradossale, è stato il coronamento della vita di questo prete, perché era un prete esemplare, che non ha mai lasciato la sua gente”. A consegnare a San Bartolomeo, chiesa che conserva la reliquie dei nuovi martiri, il breviario di padre Hamel è stato, nel settembre del 2016, quindi poche settimane dopo l’omicidio, il vescovo della diocesi di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, “da allora – continua il Rettore – è un continuo arrivare di pellegrini francesi, che vengono a scoprire questo oggetto e che così conoscono anche la chiesa”. “Per noi conservare il suo breviario è molto bello, dentro ci sono tutti i santini, ricordi dei defunti, i santini delle comunioni e delle cresime dei bambini e dei ragazzi della sua parrocchia, ci sono i santini delle ordinazioni sacerdotali delle persone che conosceva, e poi si vede che è un breviario usato, su cui lui ha pregato tanto”. Un prete esemplare, prosegue don Romano, la cui testimonianza “incuriosisce e attrae molti perché, questo è l’aspetto un po’ misterioso, le storie dei martiri sono attrattive, sono attrattive perché nella loro storia si intravede qualcosa della storia di Gesù”.
La Chiesa oggi è più ricca di martiri che prima
In molte occasioni Papa Francesco ha ripetuto che i martiri cristiani “oggi sono più dei martiri dei primi secoli” e che “la Chiesa oggi è più ricca di martiri che sono ovunque”. Ed è assolutamente così, “Papa Francesco ha ragione”, conclude don Angelo, per il quale occorre sempre ricordarsi di San Giovanni Paolo II ed essere a lui grati, “perché Giovanni Paolo II questo lo aveva intuito spiritualmente, perché lui aveva vissuto la chiesa del nuovi martiri in Polonia, durante la guerra e dopo, sotto il regime comunista. Va detto che è lui che in qualche modo ha accompagnato la Chiesa in questa nuova coscienza, non ce ne rendevamo conto. Prima del 2000, se si fa un’analisi, anche le pubblicazioni sul tema erano molto molto scarse e Giovanni Paolo II un po’ ha sollevato un sipario ci ha fatto vedere la realtà, e la realtà è che oggi, in età contemporanea, i cristiani sono veramente vittime e oggetto di persecuzione in tantissime parti del mondo”.
Le celebrazioni in Francia
Come consuetudine da tre anni, anche questo sabato e domenica, per ricordare il sacrificio di padre Hamel la diocesi di Rouen si riunisce nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, guidata dal vescovo Dominique Lebrun e alla presenza di monsignor Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese, per le cerimonie di omaggio, alle quali parteciperà anche Gérald Darmanin, nuovo ministro dell’Interno.
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