I giovani, alberi pronti a crescere, ma con radici solide che sono i nonni. Papa Francesco all’Angelus definisce così i ragazzi di oggi chiamati, nel giorno in cui la Chiesa ricorda i santi Gioacchino e Anna, a non dimenticare i loro cari soprattutto in questo tempo di pandemia. Ai giovani chiede un gesto d’affetto, suggerisce strade da percorrere per non far sentire soli i loro nonni:
Vorrei invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi, non vedono i loro cari. Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fare telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e dove possibile, nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli. Inviate loro un abbraccio.
Le radici
Il Papa riprende poi i versi di un poeta argentino, Francisco Luis Bernárdez, già ricordato a Dublino nel 2018 all’Incontro Mondiale delle Famiglie, quando diceva che “i bambini non crescono nell’amore se non imparano a comunicare con i loro nonni”. Per essere solidi, infatti, bisogna avere radici solide. Radici che hanno un nome: i nonni.
Loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici. Quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha di sotterrato, dice un poeta della mia patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!
Il pensiero del Papa poi è andato ai fedeli di Franca (Brasile), ai giovani dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola e a quelli della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio di Roma.