Dalla fine di giugno, ricorda l’organizzazione, oltre 40 villaggi nel sud-ovest della Somalia, che ospitano migliaia di bambini, sono stati inondati. Secondo le Nazioni Unite, nella sola regione di Shabelle circa 15.000 persone sono state sfollate il 14 e 15 luglio, quando l’area è stata colpita dalle acque. Le inondazioni improvvise sono rare durante la stagione secca in Somalia.
Le inondazioni, i recenti sciami di locuste e la perdita di mezzi di sostentamento hanno causato in decine di migliaia di persone una forte insicurezza alimentare, poiché i prezzi degli alimenti sono aumentati e la produzione di cibo è crollata del 30-40 per cento in alcune parti del Paese.
“Siamo estremamente preoccupati per la situazione a Hirshabele e negli Stati del sud-ovest, in cui famiglie e bambini affrontano la fame, con il rischio che i tassi di malnutrizione salgano alle stelle – ha affermato Mohamud Mohamed Hassan, direttore di Save the Children in Somalia -. Le alluvioni ricorrenti e irregolari, che colpiscono queste regioni, hanno causato il fallimento delle colture, mettendo gravemente a repentaglio la produzione di cibo nutriente sufficiente per i bambini. Le alluvioni e le acque tranquille sono, inoltre, un terreno fertile perfetto per le zanzare, il che comporta preoccupazioni per possibili focolai di malaria. Alla preesistente crisi in Somalia, tra insicurezza alimentare, malnutrizione minorile, conflitti e sciami di locuste, si aggiungono le inondazioni che stanno mettendo a rischio la vita dei bambini. Sono necessarie ulteriori risorse per affrontare questa crisi”.
Save the Children sta espandendo i suoi programmi esistenti per supportare i nuovi arrivati a Mogadiscio, dal momento che almeno altre 1.000 famiglie che hanno lasciato le proprie case nelle aree colpite dalle inondazioni, dovrebbero arrivare in campi già sovraffollati per gli sfollati interni.