A tu per tu con Antonio Benigni, per il Csi il concetto-cardine è “safe-sport”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Dalla metà di maggio alla metà di giugno abbiamo passato un periodo piuttosto laborioso. Le indicazioni nazionali cambiavano spesso ma, alla fine, le soluzioni sono arrivate e le abbiamo messe in pratica perché ci siamo resi conto che non potevamo fermarci. Non certo per dimostrare qualcosa a qualcuno, ma principalmente per dare un segno di speranza ai bambini ed un supporto alle famiglie». Sono parole di Antonio Benigni: presidente provinciale del Csi: Centro sportivo italiano. Un’associazione che nel Piceno ha 2 centri estivi (Ascoli e Centobuchi) e fa dell’aggregazione sociale nel segno dello sport la sua ragion d’essere.

Già, ma come aggregare, in un’estate in cui l’aggregazione ha tanti nuovi limiti? «Seguendo i protocolli, ci siamo trovati a dover riorganizzare i centri ed a ridisegnare le attività, seguendo la linea del “safe-sport”, ossia sport sicuro» risponde il presidente. Insomma, oltre a pratiche ormai entrate nella vita quotidiana di tutti noi (misurazione della temperatura, sanificazione costante degli ambienti) alcuni aspetti della pratica sportiva sono stati modificati. «In qualche caso, paradossalmente, reputo che le norme anti-covid ci aiutino anche a mettere in pratica delle norme di buon’educazione: – puntualizza Benigni – come il non lamentarsi con l’arbitro eccessivamente vicino alla sua faccia. Una cosa che non andava bene già prima e che, a maggior ragione, non va bene ora».

Ma come sta andando la partecipazione nei centri estivi? L’afflusso di bambini e ragazzini risente dell’emergenza-Coronavirus? Le famiglie hanno paura? «L’affluenza è minore rispetto ad un’estate normale non tanto per questione di paura, ma perché con la riorganizzazione degli spazi nell’ottica dei distanziamento, non potevano proprio avere gli stessi numeri del solito. In un’estate normale, un centro estivo ospita oltre 100 partecipanti. Quest’anno siamo in una media di 30-40. I genitori, va detto, si sono fidati e affidati ai nostri educatori e la cosa che ci dispiace di più è che quest’anno manca l’esperienza della giornata di socialità tra educatori, bambini e genitori che solitamente organizzavamo. Stavolta non ci è permesso, proprio per non creare momenti di eccessiva aggregazione».

I centri del Csi ospitano bambini e ragazzini dai 3 ai 12 anni. Le attività sono iniziate a metà giugno e si chiuderanno dopo Ferragosto. Mediamente, ogni ospite resta al centro per tre settimane. In quei giorni, riscoprono la bellezza di stare in compagnia di altri coetanei, dopo il lungo periodo di “clausura” obbligata e di stop alla scuola. «Devo dire che soprattutto i più piccolini sono stati fortemente penalizzati dal non aver più avuto contatti col mondo esterno nelle lunghe settimane di “reclusione domestica” – sottolinea il presidente -. Noi operatori notiamo  qualche difficoltà nella coordinazione, nella dialettica e più in generale nella capacità di rapportarsi con gli altri. Fortunatamente non appena i piccoli tornano in un contesto relazionare con i propri coetanei, certe difficoltà si risolvono».

Per approfondimenti, c’è la pagina web del Csi provinciale

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Marco Braccetti:
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