DIOCESI – Dalla presentazione del libro Frammeni di viaggio: “Le storie degli uomini, di qualsiasi origine essi siano, lingua, età e colore della pelle, sono sempre simili. Tutti abbiamo dei sogni, delle speranze, delle paure, dei ricordi da voler cancellare o conservare nel proprio cuore. Il conoscere la storia di un uomo, il suo vissuto, il sapere cosa c’è dietro il suo sguardo, non può non renderlo nostro fratello. E, per fortuna, ci sono luoghi in cui queste storie si incontrano, vengono condivise, e allora le paure diventano meno angoscianti e le speranze più reali. Luoghi in cui i frammenti di viaggio di ciascuno si ricompongono in un unico grande disegno. Luoghi in cui si torna a sognare”.
Conosciamo la storia di Bamba
Salve a tutti. Mi chiamo Bamba, vengo dal Senegal e ho 19 anni. La mia città natale si chiama Thies. La mia famiglia è patriarcale, perché mio padre ha due mogli, mia madre ha tre figli io e due mie sorelle. Tutti, tranne me, vivono in Senegal. La mia famiglia è di religione musulmana. Mio padre è anziano, ha settant’anni e, a causa dei suoi problemi di salute, non può più lavorare ma quando era giovane rivendeva i prodotti pescati nell’Atlantico dai pescatori locali.
Ho deciso di venire in Italia per lavorare e fare un po’ di fortuna, per mandare soldi alla mia famiglia, soprattutto a mia madre e alle mie sorelle. Il mio viaggio è stato durissimo, perché avevo solo 16 anni. Però, grazie a Dio, che mi ha donato la forza, e anche grazie al mio amico che mi ha aiutato sono riuscito ad affrontare questo terribile viaggio. Sono passato per il deserto, ho attraversato la Libia, e mi sono imbarcato su un barcone per arrivare in Italia. Attualmente vivo presso la Caritas Diocesana di San Benedetto del Tronto, lavoro in un ristorante come cuoco e quest’anno sono riuscito a prendere il diploma di scuola secondaria inferiore, anche grazie al sostegno scolastico degli operatori della Caritas. Mentre sto scrivendo la mia storia sto anche pensando di iscrivermi alla scuola secondaria superiore, ma devo ancora prendere una decisione in merito.
Il mio sogno è quello, un giorno, di poter tornare a vivere nel mio paese, perché lo amo tanto. Sento di dover ringraziare dal profondo del cuore tutte le persone che lavorano in Caritas, sempre disponibili e pronte ad aiutare le persone in difficoltà. Penso che la Caritas faccia un lavoro molto importante nella società, a me ha dato tante possibilità: mangiare, dormire, studiare. Mi hanno accolto, aiutato, ascoltato, mi hanno fatto vivere tante esperienze e offerto tanta solidarietà. Ho trovato tanti amici simpatici che sono, per me, una mia seconda famiglia.
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