Durante la prima mattinata di ieri il gesuita P. Loris Piorar ha riportato i presenti ai due grandi ‘passaggi’ vissuti dal popolo di Israele: quello del mar Rosso sotto la guida di Mosè e, quaranta anni dopo, forse il più difficile, paragonabile alla nostra situazione, l’attraversamento del Giordano dietro a Giosuè, l’anti-eroe per eccellenza, colui che si sentiva il meno adatto.
La riflessione personale sul capitolo 3 del libro di Giosuè ha aiutato a leggere quanto accaduto in seguito a quella che il filosofo Bernard Henri Levy ha definito ‘la prima grande paura mondiale’.
E’ stata un’esperienza non prevista e mai vissuta finora, che ha coinvolto tutti indistintamente, ha minato tante sicurezze, ha fatto percepire la grande fragilità di ogni uomo e la sua possibilità di fare del male infettando. Tutto ciò ha comportato anche per i presbiteri una fatica ed una paura nel coinvolgersi nella vita della comunità, ma ora come per Giosuè e il popolo di Israele, s’impone la necessità di entrare ‘in questa terra’, magari senza fretta, fermandosi per vedere quale è il modo migliore per attraversare il fiume, facendolo i punta di piedi perché “questa terra” è dono del Signore e soprattutto seguendo l’Arca, la Presenza del Signore, perché nessuno conosce la strada, rimanendo a distanza perché Dio rispetta la libertà dei nostri passi.
Il pomeriggio ha visto i preti impegnati, in piccoli gruppi, in un esercizio di discernimento per individuare qualche possibilità nuova per il cammino della nostra Chiesa.
Nell’incontro serale sono state messe in comune alcuni aspetti su cui poter cominciare a lavorare come ad esempio il concentrarsi maggiormente sull’essenziale ripartendo dal Kerigma; il non fermarsi alla celebrazione dell’Eucaristia ma riscoprire l’importanza dell’ascolto della Parola, l’unica cosa che non è venuta a mancare nella pandemia; valorizzare la solidarietà vissuta da tanta gente in questo periodo dando spazio in parrocchia alla dimensione della carità, linguaggio comprensibile a tutti; vivere questo momento come occasione opportuna per coinvolgere maggiormente i laici e le famiglie.
Il ritiro terminerà domani, mercoledì 26 agosto.
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"Farsi del male infettando". Di ben altra infezione è afflitta la Chiesa. E Lo dico con grande dolore: purtroppo non si va da nessuna parte se ciechi hanno l'ardire di guidare altri ciechi.
Presbiteri risorti, corona del vescovo Carlo,
Formati e guidati dalla Parola
umili Pellegrini, mendicanti senza pretese
pazienti tra fratelli, esercitati all’ascolto
Ricchi di misericordia
Testimoniamo il Risorto
Vivente ieri oggi e sempre.
grazie!
E’ stato colto bene i desideri di molti!
Essenziale è stato il coinvolgimento di tutti e cinque i vicari foranei.
Nel pensare la formazione permanente ... occorre prevedere altre “tre giorni” ... anche ricreative.
Grazie ancora!