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Il mondo visionario di Christopher Nolan. Con “Tenet” affascina e sorprende ancora, ma non del tutto

di Massimo Giraldi e Sergio Perugini

Labirintico è il mondo di Christopher Nolan, un labirinto geniale. Il regista londinese, classe 1970, con vent’anni di carriera alle spalle e poco più di una decina di film realizzati – tra questi la trilogia di “Batman” (2005-2012), “Inception” (2010), “Interstellar” (2014) e “Dunkirk” (2017) –, è riuscito a imporsi sulla scena hollywoodiana con uno stile visionario, imponente e con una precisa idea di cinema. Nolan, infatti, è capace di abitare con disinvoltura i diversi generi del cinema classicodal colossal bellico alle sfide dello spazio, dal thriller al film di spionaggio, esplorando anche il mondo del fumetto, imprimendo però una sua personale marca autoriale. Rielabora tutto, con uno sguardo immersivo, a tratti cupo, graffiante e magnetico, capace di sorprendere ogni volta lo spettatore. E conferma queste qualità anche con il suo ultimo film, “Tenet”, in 600 sale in Italia dal 26 agosto: uno sci-fi di spionaggio che sfida le regole del tempo, tra progressione e inversione; un’opera che si ammanta di un alone filosofico, cerebrale, mettendosi per certi versi sullo stesso binario del riuscito “Inception” (ma non lo eguaglia del tutto). Il cast è composto da giovani trentenni in promettente crescita come John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Aaron Taylor-Johnson, Clémence Poésy e Himesh Patel, cui si aggiungono i veterani Michael Caine e Kenneth Branagh. Ecco il punto sul film della Commissione nazionale valutazione film Cei e dell’agenzia Sir.

Una corsa avanti e indietro nel tempo per salvare il pianeta

Non conosciamo il suo nome. Sappiamo solo che si chiama Protagonista (John David Washington) ed è un agente segreto addestrato alle situazioni più impervie ed estreme. Tra i migliori su piazza, viene quindi chiamato a prendere parte a una missione disperata: evitare la Terza guerra mondiale, il deragliamento globale dietro alle inquietanti sperimentazioni sul tempo condotte da un potente oligarca, Andrei Sator (Kenneth Branagh).Il nostro Protagonista scopre, infatti, che esistono un tempo ordinario e un tempo invertito, dimensioni parallele e pericolosamente tangenti.Ad aiutarlo in questa complicata partita a scacchi che si gioca lungo sette Paesi – Estonia, Italia, India, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti – ci sono anche gli agenti Neil (Robert Pattinson) e Mahir (Himesh Patel). A complicare le cose il bisogno di mettere in sicurezza una giovane donna, Kat (Elizabeth Debicki), e suo figlio, finita nella morsa del ricatto di Andrei Sator.

Un po’ “James Bond” e un po’ “Inception”

“Tenet” viene presentato alla stampa nel giorno del 90° compleanno di Sean Connery, il più celebre e amato dei James Bond. E in fondo potrebbe non essere una semplice coincidenza. Richiama molto, infatti, il mondo ad alto tasso di spionaggio alla 007 il nuovo film di Nolan: un dedalo di intrighi dove la posta in ballo è la salvezza dell’umanità .A questo canovaccio classico si aggiunge lo specifico ideativo-visivo alla Nolan, ovvero l’amplificazione visionaria della narrazione attraverso la manipolazione, o meglio liquefazione, delle dimensioni spazio e tempo.

“Tenet”, infatti, imbocca lo stesso sentiero già esplorato con “Inception” ben dieci anni fa. Lì l’azione si svolgeva tra realtà e dimensione onirica, inconscio; Nolan però, genio sempre in cerca di sguardi originali ed enigmatici, in tal caso non si è accontentato solo del mero piano onirico, bensì anche di ulteriori viaggi nel sogno, esplorandone più e più dimensioni.

Con “Tenet”, seppur partito dagli stessi presupposti, il regista arriva a sostituire il sogno con il tempo: la storia e l’azione percorrono il tempo in maniera lineare, progressiva, come pure invertita. Un vero e proprio azzardo, conquistato da una forzatura della ricerca scientifica, che può comportare anche il rischio per la Storia e la memoria. Ovviamente il punto di vista che interessa a Nolan è quello nei limiti di un grande film di spionaggio. C’è sì una denuncia dei rischi di deragliamento per la società globale dietro a pericolose svolte della scienza, senza ancoraggio dell’etica e del rispetto dei valori umani, ma c’è soprattutto un potente racconto di tensione che fonde fantascienza, filosofia e le regole del cinema action.

E a ben vedere, quello che conquista di più del film è proprio questa notevole messa in scena visiva.Si comprende, e non poco, quanto Nolan sia proteso verso un controllo maniacale della macchina narrativa, affinché la sua idea originale di rappresentazione del tempo e della sua inversione risulti assai credibile e avvincente. In questo non possiamo che esprimere un chiaro plauso, perché il film è potente, magnetico e del tutto coinvolgente. Ciò che forse convince di meno, in verità, è un elemento base del racconto, ossia l’approfondimento dei personaggi, la loro strutturazione e sfaccettatura. Sono di certo ben concepiti, ma non sanno regalare emozioni; sono poco empatici e coinvolgenti. Questo rischia di rendere la narrazione fredda e distaccata. Se dunque la messa a punto dell’azione risulta eccellente, con quelle svolte narrative inaspettate e sbalorditive, accompagnate da una regia presente, vigorosa e puntuale, l’impianto della storia non sempre tiene il passo. A volte sembra quasi in affanno dietro a quadri visivi bellissimi.

Concludendo, va riconosciuto al regista Christopher Nolan il merito di scommettere sempre su un cinema di ricerca, di sperimentazione, che non ha paura di osare e di confrontarsi con budget imponentie, nel contempo, con un mercato del cinema sempre più instabile, insidiato da nuove dinamiche di fruizione e da una pandemia che morde il fianco.

E “Tenet” è un film da vedere al cinema, opera che in sala trova davvero il suo spazio di elezione.