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Regno Unito: scuole cattoliche alla prova del Covid

Silvia Guzzetti

Per Clare Madden, 58 anni, ex preside, questi sono giorni davvero speciali. Nel suo ruolo di “Catholic senior executive leader”, il dirigente più importante della “Lumen Christi Catholic Multiacademy”, gruppo di sei scuole elementari e una superiore di Birmingham, è toccato a lei prendere le decisioni chiave che hanno riportato sui banchi circa 2.800 alunni, tra i quattro e i diciotto anni, di questo gruppo di istituti finanziati dallo Stato ma gestiti dalla Chiesa cattolica.

Il primo giorno. Dalla finestra del suo ufficio Clare guarda “i suoi alunni”. Li vede avviarsi contentissimi, quasi liberati, pur con un po’ di paura, verso quei banchi rigorosamente distanziati e tutti diretti verso l’insegnante, anziché a cerchio, come prima che il Covid rivoluzionasse il sistema educativo britannico.

Nel Regno Unito quasi tutte le scuole hanno riaperto, in date diverse a seconda della regione, a partire dalla scorsa settimana.

Non fanno eccezione i circa duemila istituti pubblici dei quali fa parte la “Lumen Christi Multiacademy” mentre le scuole private, cattoliche e non, riprenderanno la prossima settimana.

La sfida più difficile. “La sfida più difficile”, spiega al Sir la dirigente scolastica (nella foto), “è stata districarsi tra le circa 130 diverse indicazioni, spesso contraddittorie, in continuo cambiamento, provenienti da tre fonti diverse, Public Health England, l’ente responsabile della salute pubblica, il ministero dell’Istruzione e l’autorità locale. Anche se devo dire che i diversi istituti hanno molta autonomia e possono adattare le indicazioni generali alle situazioni specifiche. Un esempio sono le mascherine. Prima il governo ha detto che non servivano, per poi cambiare idea soltanto venerdì scorso chiedendo che venissero usate negli spazi comuni. E sono state anche indicate due età diverse nelle varie circolari. Prima si è parlato di sei e poi di dodici anni”.

“Ci siete mancati tanto!”. Una serie di cartelli, distribuiti dappertutto, rassicurano gli alunni della “Lumen Christi” che andrà tutto bene. Sistema di circolazione a senso unico per i genitori che non possono più entrare negli edifici. E poi orari diversi d’ingresso per le varie classi. Lavaggio frequentissimo delle mani ogni volta che si entra o si esce dall’edificio o si cambia classe o si inizia una nuova attività. Nessuna mascherina per gli alunni delle elementari, anche se sono consentite agli insegnanti che vogliano indossarle quando si trovano a stretto contatto con i bambini.

No al distanziamento sociale. Nessun distanziamento sociale nelle classi anche se i banchi sono tutti rivolti verso l’insegnante che è protetta, per un’area di due metri attorno alla scrivania, da una striscia sul pavimento. “Questi sono i cambiamenti più importanti della riapertura dell’era Covid”, continua Madden.

“Abbiamo cercato di mantenere lo spirito di comunità anche durante il lockdown”

con “sondaggi tra genitori e insegnanti per assicurarci che condividessero le nuove misure. Anche il programma scolastico delle prime sei settimane è stato ripensato per dar modo agli alunni di esprimere le loro ansie e preoccupazioni. Daremo maggior spazio a materie che consentano di esprimere i propri sentimenti, come arte e recitazione, rispetto a quelle accademiche e ‘difficili’ come inglese e matematica”.

Una scuola-comunità. Mettendo in pratica i valori cattolici che la ispirano, la “Lumen Christi Catholic Multiacademy” ha garantito sostegno finanziario e anche scorte di cibo, usando donazioni fatte da insegnanti e genitori, alle famiglie che si trovavano in difficoltà economiche durante il lockdown. “Abbiamo telefonato con regolarità ai genitori e organizzato messe all’aperto. Alcune proprio per segnare la fine di un ciclo e il passaggio degli alunni dalle elementari alle superiori”, continua Madden. “Per gli insegnanti abbiamo organizzato incontri regolari on line e, qualche volta, in presenza per evitare che si sentissero isolati e rassicurarli sulle diverse decisioni da prendere”.

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