Settembre, le scuole riaprono nell’incertezza. Si discute di banchi, mascherine e tamponi ma si riflette meno sul fatto che, negli anni a venire, saranno i giovani a pagare il prezzo più alto della pandemia. Se ora il Covid-19 sta colpendo maggiormente gli anziani, le persone più fragili, nel medio e lungo termine saranno le nuove generazioni a risentire gli effetti del “gap educativo” di questi mesi. E’ la preoccupazione, estesa a livello globale, di Caritas italiana e Focsiv, che dedicano proprio al tema dell’educazione l’approfondimento di questo mese, nell’ambito della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, che confluisce nel sito www.insiemepergliultimi.it. I due organismi hanno lanciato l’8 luglio una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per finanziare 66 progetti in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina ed aiutare le comunità locali ad arginare gli effetti della pandemia. Finora, nonostante la pausa estiva, sono stati raccolti circa 50-60.000 euro. Nei prossimi mesi si punterà ad un maggior coinvolgimento di diocesi e territori.
Le cifre. Secondo l’Unicef 1,5 miliardi di studenti nel mondo sono stati toccati dal lockdown e almeno
1 miliardo di studenti nel mondo non hanno ancora avuto la possibilità di tornare a scuola.
L’Unesco stima che 23,8 milioni di bambini e giovani – dalla scuola materna all’istruzione terziaria – potrebbero abbandonare o non avere accesso alla scuola il prossimo anno scolastico. Almeno 463 milioni di bambini non hanno potuto accedere alla didattica a distanza e 346 milioni di bambini, nei Paesi meno sviluppati, hanno perso la possibilità di mangiare a scuola l’unico pasto quotidiano completo, con un giusto apporto nutrizionale.
Allarme “educazione”. “Il Covid-19 ci ha fatto tornare indietro di 40 anni nei livelli di scolarizzazione e alfabetizzazione – lancia l’allarme al Sir Massimo Pallottino, responsabile dell’Ufficio Asia e Oceania di Caritas italiana -. L’emergenza da affrontare ora è di
non lasciare indietro nessuno e fare in modo che chi è uscito dai percorsi educativi possa rientrare.
Altrimenti saremo costretti ad affrontare, come società, un grosso problema di mobilità verticale: chi non va a scuola avrà lavori scarsamente qualificati e guadagnerà poco, ossia rimarrà al livello più basso della scala sociale. L’impatto, come sempre, sarà sui più deboli e accentuerà le disuguaglianze. Siamo molto preoccupati per le famiglie più fragili e per i più vulnerabili”. L’auspicio, per quanto riguarda l’Italia e l’imminente riapertura delle scuole il 14 settembre, “è che tutti facciano il loro dovere, insegnanti e istituzioni, perché nessuno studente o studentessa rimanga indietro”.
I centri di alfabetizzazione della diocesi di Gibuti, nel Corno d’Africa. Tra i 66 progetti di Chiese e organismi locali che saranno finanziati dalla Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” alcuni puntano l’attenzione proprio sugli aspetti educativi. E’ il caso dei centri di alfabetizzazione della diocesi di Gibuti, nel Corno d’Africa, che coinvolgono circa 800 studenti ogni anno. Intercettano ragazzi e ragazze di strada, figli di migranti o provenienti da famiglie molto povere, che altrimenti verrebbero esclusi dal sistema di educazione pubblica. Caritas italiana lavora da tempo con la diocesi di Gibuti; le donazioni della Campagna potranno dare un respiro più ampio a questo progetto, approvato dal governo locale.
In Colombia, nei tre barrios populares di Medellin sarà sostenuto un centro gestito da Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo, associato alla Focsiv) e dalla Comunità dei Giuseppini del Murialdo. Nella Parrocchia Santa Maria della Sierra, da molti anni, viene servito un pasto caldo quotidiano a 300 bambini e 50 anziani, per contrastare la malnutrizione ed evitare gli abbandoni scolastici. Qui è attivo anche il centro giovanile “San Leonardo Murialdo”, dalle 11 del mattino alle 10 della sera, uno spazio per giocare, imparare e pregare, con una ludoteca, una biblioteca, un cinema/teatro, un salone per i gruppi giovanili. Sono offerti gratuitamente servizi di recupero scolare, laboratori, corsi di formazione professionale. Il progetto prevede anche borse di studio per 20 ragazzi. In Colombia l’anno scolastico inizia a gennaio e finisce a novembre, ma la didattica a distanza, a causa del difficile accesso alla rete internet, è quasi impossibile.
“Dei 1223 studenti del territorio 919 non possiedono computer e connessione a internet”,
spiega padre Giuseppe Melluso, dei Giuseppini del Murialdo: “Molti genitori sono analfabeti, semianalfabeti o lavorano tutto il giorno e non possono aiutare i figli per i compiti. I giovani che hanno vinto la borsa di studio stanno studiando all’università: la mancanza di internet o di computer rende tutto più complicato”. A seguito della pandemia il progetto è stato riadattato, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, per aiutare i bambini e le bambine a fare i compiti a casa. Si stanno inoltre organizzando classi per bambini tra i 10 ed i 13 anni ancora analfabeti.