da Vatican News – Emanuela Campanile
Come in un abbraccio, Francesco ha accolto in udienza i parenti dei 5 adolescenti e di una mamma di 39 anni morti nella discoteca di Corinaldo nella notte dell’8 dicembre di due anni fa.
La data coincide con la Festa dell’Immacolata, sottolinea il Papa, e il luogo della tragedia, aggiunge ancora il Pontefice, si trova in una zona non lontana dal Santuario dedicato alla Vergine di Loreto. Ecco allora l’invito a pregare insieme l’Ave Maria per Asia, Benedetta, Daniele, Emma, Mattia ed Eleonora, nella certezza che Lei “sicuramente li ha accompagnati all’abbraccio misericordioso del suo Figlio Gesù”:
Voglio – vogliamo – pensare che lei, come Madre, non abbia mai staccato il suo sguardo da loro, specialmente in quel momento di confusione drammatica; che li abbia accompagnati con la sua tenerezza. Quante volte l’hanno invocata nell’Ave Maria: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”! E anche se in quegli istanti caotici non hanno potuto farlo, la Madonna non dimentica le nostre suppliche: è Madre. Sicuramente li ha accompagnati all’abbraccio misericordioso del suo Figlio Gesù.
Francesco lo dice, non entra “nel merito delle cause che hanno determinato gli incidenti in quella discoteca” ma si unisce “con tutto il cuore” alla sofferenza dei familiari delle vittime e al loro “legittimo desiderio di giustizia”. Vuole offrire “una parola di fede, di consolazione e di speranza” per una tragedia “insopportabile senza l’aiuto di Dio”:
So che in tanti, ad iniziare dai vostri Vescovi, qui presenti, dai vostri sacerdoti e dalle vostre comunità, vi hanno sostenuto con la preghiera e con l’affetto. Anche la mia preghiera per voi continua, e la accompagno con la mia benedizione.
La gratitudine del Papa è rivolta ai presenti per aver voluto condividere con lui il dolore che li affligge e la preghiera, ma l’incontro di oggi, per Francesco, deve aiutare a superare il rischio dell’oblio:
Vi ringrazio di essere venuti a condividere anche con me il vostro dolore e la vostra preghiera. Ricordo che allora, quando accadde la tragedia, ne fui scosso. Ma col passare del tempo – e purtroppo col susseguirsi di tante, troppe tragedie umane – si rischia di dimenticare. Questo incontro aiuta me e la Chiesa a non dimenticare, a tenere nel cuore, e soprattutto ad affidare i vostri cari al cuore di Dio Padre.
E guardando al dolore dei presenti, Francesco descrive la tragedia di perdere un figlio, con l’assenza delle parole:
Quando noi perdiamo papà o mamma, siamo orfani: c’è un aggettivo. Orfano, orfana. Quando nel matrimonio si perde il coniuge, chi rimane è vedovo o vedova: c’è un aggettivo anche per questo. Ma quando si perde un figlio, non c’è aggettivo. La perdita di un figlio è impossibile da “aggettivare”. Ho perso il figlio: ma cosa …? No, no: non sono né orfano, né vedovo. Ho perso un figlio. Senza aggettivo. Non c’è. E questo è il grande dolore vostro.