da Vatican News – Benedetta Capelli
Le difficoltà di tante persone nel mondo sono nel cuore di Papa Francesco. Dopo la preghiera dell’Angelus, rivolge il suo pensiero alle “numerose manifestazioni popolari di protesta che esprimono il crescente disagio della società civile di fronte a situazioni politiche e sociali di particolare criticità”.
Mentre esorto i dimostranti a far presenti le loro istanze in forma pacifica, senza cedere alla tentazione dell’aggressività e della violenza, faccio appello a tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche e di governo di ascoltare la voce dei loro concittadini e di venire incontro alle loro giuste aspirazioni assicurando il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili.
Francesco si rivolge anche alle comunità ecclesiali che vivono in tali contesti perché i pastori si adoperino “in favore del dialogo e in favore della riconciliazione”.
Il Papa pensa anche a quanto sta accadendo nel campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, devastato dagli incendi. Roghi che hanno lasciato “migliaia di persone senza un rifugio seppure precario”, ripensa alla sua visita compiuta nel 2016:
E’ sempre vivo in me il ricordo della visita compiuta là e dell’appello lanciato assieme al patriarca ecumenico Bartolomeo e all’arcivescovo Hieronymus di Atene ad assicurare un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi, a chi cerca asilo in Europa. Esprimo solidarietà e vicinanza a tutte le vittime di queste drammatiche vicende.
Le autorità greche hanno assicurato che entro 5 giorni sarà realizzato un nuovo campo ma la preoccupazione dei profughi rimane. Migliaia di famiglie stanno dormendo all’aperto da quando, nella notte fra martedì e mercoledì scorso, le fiamme hanno azzerato il campo dove vivevano 12 mila rifugiati, fortunatamente senza provocare vittime. Ieri il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha chiesto ai Paesi dell’Unione europea di dare prova di “solidarietà” e di accogliere i rifugiati del campo, sulla scia di quanto alcune nazioni hanno promesso di fare.
Nella domenica dedicata alla Colletta per la Terra Santa, spostata dal venerdì santo a ieri a causa della pandemia, il Papa sottolinea l’importanza di un gesto concreto:
Nel contesto attuale questa colletta è ancora di più un segno di speranza e di solidale vicinanza ai cristiani che abitano nella terra dove Dio si è fatto carne ed è morto e risorto per noi. Oggi compiamo un pellegrinaggio spirituale, in spiritu, con l’immaginazione, con il cuore, a Gerusalemme, dove come dice il Salmo sono le nostre sorgenti. E facciamo un gesto di generosità per quelle comunità.
Infine un pensiero ai ciclisti affetti dal morbo di Parkinson che hanno percorso la via francigena da Pavia a Roma, alle comunità Laudato si’ che si impegnano per la custodia del Creato, alle famiglie italiane che nel mese di agosto si sono dedicate all’ospitalità dei pellegrini.
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