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Papa all’udienza: “sfruttare il creato è un peccato, l’unico vaccino è la contemplazione”

M.Michela Nicolais

Sfruttare il creato è un peccato, e l’unico “vaccino” possibile è la contemplazione, che ci permette di prenderci cura gli uni degli altri, soprattutto in tempo di pandemia. Lo ha detto il Papa, che ha terminato l’udienza di ieri invitando i 500 presenti nel Cortile di San Damaso a pregare in silenzio per il martirio di don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como ucciso ieri mattina da una persona bisognosa che lui stesso aiutava: “un testimone della carità verso i più poveri”.

“Per  uscire da una pandemia, occorre curarsi e curarci a vicenda”,

ha esordito Francesco, secondo il quale “il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza”: “Tutte le forme di vita sono interconnesse, e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura”, ha affermato il Papa sulla scorta della Laudato sì: “Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa male, e che fa ammalare”.

“Il migliore antidoto contro questo uso improprio della nostra casa comune è la contemplazione”,

la tesi di Francesco: “Senza contemplazione, è facile cadere in un antropocentrismo squilibrato e superbo, l’io al centro di tutto, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature “Sfruttare il creato, questo è il peccato”, il monito a braccio: “diventiamo predatori”, mentre al contrario “la contemplazione guarisce l’anima”. Quando contempliamo, infatti, “scopriamo negli altri e nella natura qualcosa di molto più grande della loro utilità”. La contemplazione è l’esatto contrario del termine sfruttamento: “Chi vive per sfruttare la natura finisce per sfruttare la gente e trattarla come schiava”, la tesi di Francesco: “Questa è una legge universale. Se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella, tutti noi”. “Chi sa contemplare – argomenta il Papa – più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consumo, a contribuire ad un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune e il rispetto per le persone”.

“Contemplare e prendersi cura”

è allora il binomio vincente “per correggere e riequilibrare il nostro rapporto di esseri umani con il creato”, che troppo spesso “sembra essere un rapporto di nemici: distruggere il creato a mio profitto, sfruttare il creato a mio profitto”. Un atteggiamento, questo, che “si paga caro”, come recita un proverbio spagnolo spesso citato da Bergoglio: “Dio perdona sempre, noi perdoniamo delle volte, la natura non perdona mai”. Quando i due grandi ghiacciai dell’Antartide si scioglieranno, avverte Francesco a proposito della notizia del giorno, ”sarà terribile, perché il livello del mare crescerà e questo porterà tante difficoltà e tanto male. E perché? Per il riscaldamento, per non curare l’ambiente, non curare la casa comune”. “Invece, quando abbiamo questo rapporto fraternale con il creato diventeremo custodi della casa comune, custodi della vita e della speranza”, la proposta del Papa, che esorta ad essere persone che “custodiscono il patrimonio che Dio ci ha affidato, affinché possano goderne le generazioni future”. Si tratta di una rivoluzione pacifica, che il Papa chiama “rivoluzione della cura”. “Contemplare per curare, contemplare per custodire: noi, il creato, i nostri figli, nostri nipoti, il futuro”, l’invito finale: “Contemplare per curare e per custodire e per lasciare un’eredità alla futura generazione. Ognuno di noi può e deve diventare un custode della casa comune, capace di lodare Dio per le sue creature, di contemplarle e di proteggerle”.

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