DIOCESI – Grande festa in Cattedrale per l’ordinazione diaconale di Natalino Marinozzi per la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani del nostro Vescovo Carlo Bresciani. Come prevede il rito, Natalino è stato presentato al Vescovo dal responsabile della comunità dei diaconi permanenti don Elvezio Di Matteo. Dopo aver risposto con il suo “Sì” alle domande del Vescovo circa gli impegni propri del diaconato, il candidato si è prostrato mentre il coro e tutti i fedeli hanno invocato l’aiuto e l’intercessione dei Santi. Il Vescovo Carlo ha dunque imposto le mani sul candidato che si è così conformato a Cristo-Servo. Infine, Natalino, rivestito con la dalmatica, ha ricevuto da Mons. Bresciani il libro dei Vangeli. Riportiamo di seguito il testo dell’omelia del Vescovo Carlo Bresciani.
«Stiamo vivendo un forte momento spirituale, che nello stesso tempo rimanda, come è naturale per ogni vero momento spirituale, a un aspetto centrale della vita della Chiesa e nella Chiesa. Centrale non solo perché stiamo ordinando un diacono permanente, ma perché l’ordinazione stessa ci richiama che cosa significhi vivere la fede cristiana ed essere Chiesa di Cristo. La fede mette al centro della vita del fedele l’ascolto della Parola di Dio e la sequela di Cristo. L’essere Chiesa non è altro che mettersi al servizio della Parola di Dio e di Cristo costruendo, con l’aiuto dello Spirito santo, la comunità dei fedeli. Nessuno è cristiano per se stesso, ma per Cristo nella Chiesa; nessuno è ordinato per se stesso, per affermare la propria personalità cristiana o come forma di riconoscenza onorifica. La fede ci fa comprendere la vita come sevizio di Dio e dei fratelli, non l’uno o l’altro servizio, ma tutti e due sempre insieme, inseparabili, anche se nella vita di ciascuno di noi a volte sottolineiamo più l’uno che l’altro, ma mai l’uno contro l’altro, bensì l’uno a conferma dell’altro. Con le parole del Vangelo: tutti siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Il servizio ai fratelli costruisce la comunità degli uomini nella quale tutti siamo chiamati a vivere e, quindi, comunità che tutti dobbiamo cercare di costruire nella giustizia e nella pace.
Tu, Natalino, questo servizio lo hai fatto anche con il tuo lungo servizio nella Polizia di Stato. Il servizio a Dio tende a rendere questa comunità degli uomini non solo giusta e pacifica, ma anche fraterna e innervata da quell’amore che trova in Dio la sua perenne sorgente e il suo costante alimento e trova in Gesù la via per costruirla nella verità. Per il cristiano, il servizio di Dio diventa vero nel servizio dei fratelli, se tale servizio è guidato dal suo amore e dalla sua Parola e non da altro. Senza amore e servizio ai fratelli non si dà amore e servizio di Dio, come ci ricorda l’apostolo (cfr. 1Gv 4, 20). Il servizio dei fratelli è autentico, se fondato nella verità e nella carità che ha il suo pieno modello nella vita Cristo. Tutto questo ci richiama ad una verità fondamentale: la vita (quella cristiana in modo particolare) è dono e servizio, in caso contrario è inficiata da una mancanza e segnata da una povertà. Questa verità viene messa questa sera davanti ai nostri occhi e alla nostra meditazione.
Ordino Natalino per il servizio della carità che sta al centro del ministero diaconale e invoco su di lui lo Spirito che è Spirito di amore di Dio e del prossimo, affinché, accogliendolo, viva in se stesso gli stessi sentimenti di Cristo verso il suo corpo che è la Chiesa. Con l’ordinazione diaconale, caro Natalino, sei chiamato a vivere questi sentimenti nella dimensione del servizio e questo per una speciale missione che la Chiesa ti affida. Sei chiamato a servire e amare questa Chiesa: essa è il corpo di Cristo vivente tra noi. Corpo glorioso, ma che porta con sé sempre, ineliminabili, le ferite della passione e della croce, ferite che ci toccano e fanno soffrire anche noi con Cristo. Queste, più che frenarti nel tuo servizio, ti siano di stimolo, perché chiedono di essere curate con amore. Esse ti facciano crescere nell’umiltà, poiché ogni servizio, anche nella Chiesa, richiede tanta umiltà di fronte alle incomprensioni e alle ingratitudini che purtroppo non mancano mai.
Natalino non sei chiamato ad altro che a vivere innanzitutto la vita cristiana. Da diacono sei chiamato a rendere presente Cristo e la Chiesa prima con le opere e poi anche con le parole. Il tuo onore, se vogliamo usare questo termine, starà nel servire dove c’è necessità: all’altare, se e quando c’è necessità; nella celebrazione dei riti e dei sacramenti che competono al diacono permanente, se e quando c’è necessità; nell’attenzione ai bisogni dei poveri materialmente e spiritualmente, sempre, ovunque tu sia. So che in questo servizio di carità sei da tempo già impegnato con grande dedizione.
Non dimenticare mai che il diaconato, come ci hanno ricordato gli Atti degli Apostoli, ha avuto la sua origine dalla necessità di servire alle mense coloro che erano trascurati, o rischiavano di esserlo: quindi coloro che avevano fame. Si trattava di un servizio certamente molto umile, ma necessario alla comunità. La dignità di quell’umile servizio sta nel fatto che era necessario alla comunità. I primi diaconi, senza aver chiesto, hanno accettato di fare questo servizio non per interessi particolari o per qualche desiderio di affermazione di sé nella comunità cristiana, e forse non desideravano neppure quel servizio, ma perché chiamati e perché c’era bisogno di qualcuno che lo facesse. Il vero servizio non è quello che piace, e neppure quello che si desidera, ma quello che è necessario alla comunità. Non importa se poi questo servizio è molto umile.
Dal racconto biblico emerge come i primi diaconi abbiano accettato con molta semplicità quanto veniva loro richiesto, quasi fosse naturale dire prontamente sì, senza alcuna rivendicazione: avevano capito bene cosa significa essere cristiani, imitatori di Cristo. In altri passi biblici troviamo questi primi diaconi che annunciano Cristo, con competenza e grande preparazione, là dove si trovano o dove lo Spirito li ha fatti trovare. Amministrano anche il Battesimo come fa Filippo con l’Etiope (cfr. At 8, 26ss), ma ciò che la Chiesa delle origini affida loro non è in primis un ruolo liturgico o sacramentale, ma quello di servire alle mense, anche se possedevano doti per fare molto di più, come mostra Stefano che al momento opportuno sa parlare anche di fronte al Sinedrio, e con quale preparazione biblica e teologica! La perdita della dimensione di servizio della vita cristiana in quanto tale, impoverisce il cristiano innanzitutto e poi anche la Chiesa, perché porta a pensare la vita cristiana come riti da celebrare e a cui partecipare e la Chiesa come una fornitrice di servizi, non come comunità di fede e di vita da costruire con il contributo e l’aiuto di tutti.
Carissimo Natalino, non dimenticare mai che la prima liturgia del cristiano è l’offerta spirituale della propria vita in comunione con Cristo (cfr. Rom 12, 1-2), mancando la quale tutto il resto è vano. Il rito della ordinazione prevede che ti consegni il Vangelo perché tu lo annunci, ma ti verrà detto anche di credere sempre a ciò che proclami e soprattutto di vivere ciò che insegni. Fede e vita devono precedere l’annuncio e l’annuncio deve essere sempre in comunione con la Chiesa, poiché nessuno può annunciare un Vangelo diverso, quasi fosse cosa sua personale di cui può disporre a suo piacimento. Ciò non significa pensare o chiedere una perfezione umanamente impossibile, ma ricordare che il cammino nella fede non è mai finito, per te come per chiunque altro, e ravvivare un impegno di fede e di vita che riveli sempre l’autenticità con la quale si assume un ministero nella Chiesa. Ti so particolarmente devoto della Madonna. A lei ti affido, mentre invoco su di te lo Spirito Consolatore che lenisca le fatiche del servizio a cui sei chiamato e anche le possibili, e talora inevitabili, incomprensioni a cui ci espone. Ti sostenga sempre la Parola e il sacramento, insieme alla retta coscienza di fronte a Dio. Ti accompagno con la mia preghiera e il mio affetto paterno».
A Natalino e alla sua famiglia i più sinceri auguri per il suo servizio da parte di tutta la redazione.