“Con il Signore dei Miracoli, risorgiamo come Perù, adesso!”: è il titolo della lettera pastorale, pervenuta al Sir, scritta dall’arcivescovo di Lima, mons. Carlo Castillo Mattasoglio, in collaborazione con i vescovi titolari e ausiliari, in occasione del “mese viola”, convocato dall’arcivescovo per rinnovare la fede durante il mese del Signore dei miracoli, a cui i fedeli peruviani e in particolare gli abitanti di Lima sono molto devoti. Quest’anno non sarà naturalmente possibile tenere l’oceanica processione, a causa della pandemia che ha colpito e colpisce la metropoli.
“Vogliamo fare di questo mese un lungo ritiro, di conversione al servizio di tutto il Paese – afferma l’arcivescovo nella sua lettera pastorale -, questo cammino spirituale consiste nel lasciarci guidare dallo Spirito del Signore, imparando a vivere da peruviani risorti. A poco a poco ci riempiremo della sua stessa capacità di amare e ci trasformeremo in una Chiesa missionaria e premurosa. Invitiamo tutti i peruviani che lo desiderano, credenti e non credenti, a fare con noi, e in amicizia, parte o tutto questo percorso”.
Mons. Castillo ha chiesto, in tale contesto, di rivestire le strade della città di colore viola, “un modo simbolico di esprimere la nostra gratitudine al Signore e la nostra fortezza spirituale in questo tempo di crisi sanitaria”.
La lettera pastorale in occasione del mese del Signore dei Miracoli include anche una serie di consigli più concreti e operativi e linee spirituali per riflettere in casa e in famiglia, aiutando a privilegiare il bene comune al bene individuale, e a dare priorità ai più bisognosi, deboli e vulnerabili: “Impareremo, come Maria, a ‘tenere queste cose nel nostro cuore’ e a meditarle bene prima di decidere, con profondità e disponibilità. Questo ci permetterà di cogliere la volontà di Dio nelle situazioni più complicate”, ha detto mons. Castillo, per il quale, la Chiesa immaginata, per il Perù di oggi, è quella che “promuove e suscita l’incontro di solidarietà che prevale sulle differenze e sulle ingiustizie tra i peruviani. Dobbiamo lasciare i nostri mondi, condividere le nostre vite e ricrearle, apprezzando e non disprezzando, includendo e non escludendo, cercando il bene comune e ridefinendo il bene individuale”.

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