SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Alessandro de Franciscis è Presidende dell’Ufficio Constatazioni Mediche di Lourdes. Recentemente ha fatto visita alla nostra diocesi e ha tenuto una conferenza su scienza e fede (si veda QUI). Il dottor de Franciscis, uomo che unisce passione medica e calore umano, ha rilasciato alla nostra testata la seguente intervista
Quanti sono i casi di guarigione inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze scientifiche da quando lei è capo dell’Ufficio delle Constatazioni Mediche di Lourdes?
I casi che ho costatato in forma collegiale in questi 11 anni di mandato sono cinque, tre dei quali sono stati riconosciuti come miracoli. Ho preso servizio a Lourdes il primo aprile del 2009 e la lista delle guarigioni allora riconosciute comprendeva 67 casi. Attualmente sono 70.
Qual è la cosa più eclatante che ha visto verificarsi a Lourdes?
Quando mi chiedono quale sia la cosa più stupefacente che io abbia visto a Lourdes io non rispondo mai, perché ritengo che tutte le storie che mi sono state raccontate, sia quelle più spettacolari che quelle più modeste, rappresentano un avvenimento sconvolgente per la persona che le ha vissute. Ad esempio, quando ho tenuto l’incontro a San Benedetto, fra il pubblico c’era una donna gravemente malata che ha sentito che il dolore che prova per la sua malattia è scomparso per un certo tempo. Di per sé non possiamo parlare di guarigione dalla malattia, ma per quella donna ha rappresentato un cambio di qualità di vita straordinario. Pertanto non credo si possa stilare una classifica!
Che coscienza e che umanità emergono dalle persone miracolate?
A volte, anche per far sorridere il pubblico, nelle mie conferenze dico: “Non capisco perché mi state ascoltando con interesse: io sono un medico assolutamente inutile perché da me si viene quando si è guariti e non quando si è malati!”. La gente sorride, ma dico la verità: io faccio il medico dei guariti! Però i guariti si affezionano al loro medico, proprio come fanno i malati, e dunque io ho avuto il privilegio di conoscere, seguire e stabilire rapporti umani con una decina di persone che nel frattempo sono stare riconosciute guarite e/o miracolate e che continuano a intrattenere dei rapporti con l’Ufficio delle Costatazioni Mediche. Quando sono arrivato, durante i primi due anni, si è trattato di conoscere queste persone ed io, da buon napoletano un po’ “scugnizzo”, chiedevo ad ognuno di loro: “Scusi, ma qual è la cosa che più ricorda della sua esperienza di guarigione?”. Non possono essersi messi d’accordo, eppure tutti mi hanno risposto: “Da quando sono guarito io mi chiedo costantemente: ma perché proprio a me?”. Questo mi ha riconciliato con la guarigione inspiegata perché da giovane io sentivo, non un senso di ribellione, ma capivo l’ingiustizia del dolore e della sofferenza dell’innocente. Insomma, perché su cento che soffrono uno è scelto per non soffrire più? È una ricerca di senso che affonda le sue radici anche nella Bibbia, come nel libro di Giobbe ad esempio, e che permane nella riflessione teologica contemporanea. Nei guariti invece la prospettiva è ribaltata. Chi è guarito si chiede: «Perché questo dono proprio a me?».
Nella sua esperienza ha conosciuto persone scettiche sui fenomeni di Lourdes e che poi si sono ricredute?
Sì è accaduto più volte. Posso raccontare in particolare un episodio. Ho sottoposto quello che poi è diventato l’ultimo caso riconosciuto, cioè il settantesimo, riguardante suor Bernadette Moriau, a più di 300 medici. Uno di questi disse che secondo lui questa non poteva essere una vera guarigione, che non era convincente e pertanto fece mettere a verbale la sua contrarietà durante una delle nostre riunioni. Dopo la dichiarazione del miracolo da parte di Jacques Benoît-Gonnin, vescovo di Beauvais, diocesi alla quale la religiosa appartiene, ho ricevuto una lettera – che poi abbiamo pubblicato sul nostro bollettino trimestrale col permesso dell’autore – nella quale questo dottore sostanzialmente mi diceva: «Caro collega, le scrivo perché, come forse ricorderà, io dichiarai notevoli pregiudizi sulla serietà dell’indagine da voi condotta sulla guarigione di suor Bernadette Moriau, devo tuttavia dire che la scorsa settimana questa suora è venuta nella mia città, Lione, e ha dato una pubblica testimonianza sulla sua storia di guarigione. Ebbene, solo ascoltandola dal vivo, io ho potuto capire che quella era una guarigione assolutamente impossibile. Volevo scusarmi del giudizio affrettato che avevo fatto».