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Il progetto di accoglienza dei giovani migranti in famiglia

Irene Argentiero

“Chissà come si vive al di là del mare…”.
Quando Blessing Kikeme sale, insieme a decine di altre persone, sul gommone, lasciandosi alle spalle centinaia di chilometri percorsi con la forza della disperazione, guarda al mare che ha davanti a sé con occhi stanchi, ma pieni di curiosità e di speranze. Quella tavola blu, che a volte ti coccola con il suo ondeggiare e a volte, quando si arrabbia, ti inzuppa fino alle ossa impregnandoti la pelle del suo odore, è l’unica cosa che, in quel momento, gli sembra possa separarlo da un futuro migliore.

Chissà come si vive al di là di quel muro…”.
Alessia e Lorenzo conoscono bene le mura che circondano il Cara di Brindisi, che sorge a poca distanza dalla loro casa, in contrada Restinico. Ogni giorno incontrano giovani migranti e rifugiati e non possono fare a meno di chiedersi come riescano a vivere lontano da casa e dai propri affetti, ospiti dei moduli abitativi che si trovano dietro a quella fila di mattoni, alta tre metri, che non passa certo inosservata in mezzo alla campagna.

La coppia brindisina ha due amici di Ravenna, che – attraverso il progetto di ospitalità in famiglia dell’associazione Refugees Welcome Italia – hanno aperto le porte della propria casa loro un rifugiato, e oggi si dicono entusiasti.

“Perché non provare?”, si chiedono Alessia e Lorenzo. D’altra parte, quando si parla di flussi migratori, hanno sentito tante volte ripetere – spesso in maniera sprezzante e intollerante – la frase “ospitateli a casa vostra”. Perché non raccogliere l’invito e aprire veramente le porte della propria casa ad uno di quei giovani, che la loro casa sono stati costretti ad abbandonarla? Perché non venire incontro a chi, in uscita dal sistema di accoglienza, non ha ancora raggiunto una piena indipendenza, offrendo loro una casa (non solo di mattoni) per accompagnarli in quell’ultimo tratto di strada che li separa dall’inserimento nel mondo del lavoro e dal trovare un alloggio stabile?

Alessia e Lorenzo decidono di raccogliere la sfida e si rivolgono a Refugees Welcome di Bari. Dove, nel frattempo, arriva a chiedere aiuto anche Blessing.

Dopo una serie di colloqui, a fine agosto Alessia e Lorenzo accolgono a casa loro il giovane nigeriano. “Vivo da alcune settimane con Alessia e Lorenzo – racconta Blessing – e sono davvero molto felice. Ci vogliamo bene”.

Il progetto di ospitalità durerà sei mesi, ma potrebbe anche allungarsi ad un anno.

“Chissà cosa c’è per cena oggi?”
Una domanda, questa, che ha il profumo della vita in famiglia e che ora è entrata anche nella quotidianità di Blessing. Non di rado è lui stesso a spignattare per Alessia e Lorenzo.

L’odore di salsedine, che gli aveva intriso i vestiti e le ossa, ha finalmente lasciato spazio al profumo di mare, che arriva dal riso col sugo di pesce. E i sapori della cucina africana si intrecciano con quelli della tradizione pugliese.

La storia dell’accoglienza di Blessing – la prima nella provincia di Brindisi attraverso Refugees Welcome Italia – è stata raccontata in questi giorni su Facebook, con la speranza che possa invogliare altri ad offrire ospitalità a un giovane rifugiato. Finora, in tutta Italia, in 30 diverse città, sono state attivate oltre 200 convivenze.