“Un rilancio, una ripartenza”. Così mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, definisce il videomessaggio di Papa Francesco per il Global Compact on Education, che si sarebbe dovuto tenere il 14 maggio scorso ed è stato rimandato a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Il videomessaggio del Santo Padre viene diffuso oggi, nel corso di un evento alla Pontificia Università Lateranense, dal titolo “Insieme per guardare oltre”, promosso dalla Congregazione per l’Educazione cattolica e dedicato specificamente al mondo accademico.
“Mai come ora c’è bisogno di unire gli sforzi per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”, scriveva il Papa nel messaggio di lancio del Global Compact, rilanciato nel videomessaggio di oggi. Parole che riecheggiano, anticipandola, la “Fratelli tutti”.
Le espressioni di Papa Francesco nel messaggio citato, come nel videomessaggio di oggi, ricollocano il suo pensiero: si tratta di princìpi da sempre inclusi nel suo magistero, già indicati nel messaggio del 12 settembre 2019 per l’evento che si sarebbe dovuto tenere il 14 maggio scorso. Nel videomessaggio di oggi, il Santo Padre rimette a fuoco ulteriormente tutti i suoi pensieri sulla condizione attuale, segnata dalla pandemia da Covid-19.
Nell’attuale scenario socio-culturale mondiale, il patto educativo globale assume un’alta connotazione, risultando ancora più urgente e urgente.
Riguardo ai contenuti, il videomessaggio odierno rimanda chiaramente alla Fratelli tutti e fa in qualche modo da filo conduttore agli interventi pubblici papali soprattutto delle ultime settimane, come il messaggio all’Onu del 25 settembre, in cui il Santo Padre esprime le sue preoccupazioni per la situazione mondiale e per la pace, e il messaggio per l’evento The economy of Francesco, in programma a novembre. L’elemento ispiratore di questi momenti, tutti strettamente connessi tra loro, è la terza enciclica di Papa Francesco, che è la sintesi non soltanto del suo magistero, ma di tutta la dottrina sociale della Chiesa rilanciata oggi, in un orizzonte di sfide inedite e di sfide solite ma acuite dalla pandemia.
Nell’ultimo ciclo di catechesi del mercoledì, il Papa insiste sul fatto che la nostra è una società malata, ma non solo di Covid. In che modo l’educazione può guarire quelle che Francesco chiama le “malattie sociali”?
Nel videomessaggio di oggi il Papa indica sette obiettivi operativi su cui lavorare, i quali costituiscono una sorta di chiave interpretativa della sua pedagogia. “Occorre ascoltare la voce dei bambini, dei ragazzi e dei giovani”, dice il Santo Padre: non parla di studenti, non si rivolge soltanto all’ambito scolastico, ma a quello educativo che è molto più ampio.
Allarga gli orizzonti, chiedendoci di “trasmettere valori e conoscenze; costruire insieme un futuro di pace; rendere degna la vita per ogni persona”. E’ un po’ la sintesi della sua visione.
Ai cardinali, in uno dei suoi cinque discorsi sul patto educativo globale, il Papa ha chiesto di mettersi in ascolto, e questo è tipico del suo atteggiamento e del suo stile. Prima di istruire, bisogna educare, cioè “e-ducere”, mettersi in ascolto, tirare fuori dal suo guscio la persona.
Per Francesco, il primo gesto consiste nel mettere in moto la persona, poi la si istruisce: è questo il suo paradigma educativo, la cui valenza pedagogica va molto al di là del semplice ambito scolastico.
Certo, la scuola è un ambito molto importante, ma il Papa parla anche di arte, di sport, di musica, di economia, di politica: il suo è un invito a 360 gradi.
Oggi il Papa invita tutti ad aderire al Global Compact on Education. Che ruolo può avere ciascuno di noi nel promuoverlo, e quali le responsabilità specifiche del mondo accademico?
Tutti noi siamo chiamati ad affrontare insieme il compito di essere custodi della casa comune e di costruire il futuro del pianeta, come ci chiede Papa Francesco. Dobbiamo investire i talenti di tutti. Tutti siamo protagonisti dell’educazione, perché l’educazione è un patto globale, che coinvolge la sfera sociale, culturale, politica, religiosa, economica.
Aderire al patto educativo, nell’ottica del Papa, significa impegnarsi a ricostruire le relazioni, a tutti i livelli, a partire dai più vicini, dalla famiglia, dal villaggio, per poi allargarsi alla città, al mondo, alla natura.
Per quanto riguarda gli inviti specifici, sono rivolti agli scienziati, agli accademici, ai teologi, agli studiosi in genere. La nostra Congregazione, ad esempio, si è preparata all’evento odierno con 15 congressi internazionali: ne abbiamo fatti 11 e poi ci siamo dovuti interrompere a causa della pandemia. Tanti i temi che sono stati ripresi dalle suggestioni papali: dall’educazione alla democrazia, alla pace, al dialogo, all’ecologia, fino all’educazione come servizio, come dialogo tra le generazioni, tra cultura e religioni, con l’economia. Stiamo continuando a lavorare su quattro aree: l’area della dignità dei diritti umani; l’area della pace e della cittadinanza; l’area dell’ecologia integrale e l’area della fraternità e dello sviluppo. Ognuna di queste aree ha la sua università capofila: rispettivamente, l’Università di Notre Dame negli Usa; l’Università Lateranense; l’Università Javeriana di Bogotà; l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il coordinamento è affidato all’Università Lumsa. L’obiettivo è quello di sviluppare le prospettive indicate nel videomessaggio del Papa e in tutti i suoi interventi sul Global Compact, in modo da dare corpo ad una rete di università che si interfaccino per portare avanti uno studio a livello scientifico con convegni, iniziative e progetti. Come Congregazione, inoltre, abbiamo lavorato assiduamente per raccogliere esperienze sul campo: finora ne abbiamo selezionate 70 in tutto il mondo.
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