“Credo che se tutti, come buoni cittadini, compiamo le prescrizioni delle autorità, questo sarà di aiuto per finire con questa pandemia”. Queste poche e semplici parole pronunciate, a braccio, da Papa Francesco, a conclusione dell’udienza del 14 ottobre scorso, potrebbero rappresentare la risposta a chi oggi chiede previsioni e rassicurazioni circa l’evoluzione della pandemia e a chi, pur di occupare la scena, non tralascia occasione per contestare e mettere in berlina ogni provvedimento che viene “dalle autorità”. Anche perché, basta guardarsi attorno per accorgersi che “siamo tutti sulla stessa barca”: peggio di noi, stanno Paesi – ad esempio Francia e Inghilterra – che sono ricorsi, addirittura, al “coprifuoco”. I casi di contagio aumentano giornalmente in tutte le regioni d’Italia, mentre si ricominciano a contare i morti. Rispetto alla prima fase della pandemia, oggi il sistema sanitario funziona meglio e le capacità di cura sono più elevate. Il virus, tuttavia, continua a circolare, entra nelle nostre case senza che ce ne accorgiamo e colpisce non solo gli anziani, ma anche i giovani. E un diffuso senso di insicurezza comincia a diffondersi fra noi cittadini. Ci sentiamo accerchiati, limitati nei nostri movimenti, perfino nell’ambito familiare. Con chi prendersela, quanto può durare questa pandemia, quale sarà il nostro futuro e chi può assicurarci che “tutto andrà bene”? C’è chi deve programmare il matrimonio dei figli, chi l’anniversario del proprio matrimonio, chi altri eventi importanti. Neppure gli scienziati ci possono venire in soccorso: questo virus sfugge e si presta poco a qualsiasi forma di indagine. Anche i Capi di Stato, per quanto potenti e spavaldi – ne sa qualcosa Trump- di fronte al Covid 19, si mostrano impotenti. Da qui l’esigenza di continuare- come insiste Papa Francesco – a mantenere ogni possibile cautela, per evitare misure ancora più severe. Anche se abbiamo voglia di lasciarci alle spalle, il più in fretta possibile, questo tempo, nessuno potrà fare finta che tutto questo non sia mai accaduto. Regole e procedure che, sino a poco tempo fa, parevano impensabili, sono entrate nella nostra vita di ogni giorno e non sappiamo fin quando vi resteranno. Tutto questo, ovviamente, non fa venire meno le responsabilità che portano le Istituzioni, a partire dal governo, a seguire con le regioni, per finire con i comuni e le strutture sanitarie. Le misure del Governo, per quanto consistenti dal punto di vista della quantità – l’ultimo decreto stanzia circa 50 miliardi – si sono rivelate, fin qui, insufficienti di fronte ai tanti problemi economici e sociali derivanti dal virus. Nonostante le raccomandazioni degli esperti, l’esperienza ha dimostrato che tante decisioni si prendono in ritardo e spesso in misura inadeguata. Le contraddizioni fra gli annunci e la realtà sono sotto gli occhi di tutti: si raccomanda di evitare feste, cene con amici in famiglia e, poi, non si riesce a evitare di viaggiare gomito a gomito nei mezzi pubblici! Si dice di volere decidere in sintonia con le regioni e i comuni e poi si finisce con provvedimenti centrali e periferici che, spesso, configgono fra loro. Da una parte si raccomanda di definire presto, con il concorso di tutte le componenti politiche, economiche e sociali, i piani per l’utilizzo dei fondi europei, dall’altra si continua a discutere, col rischio di arrivare all’ultimo momento con provvedimenti raffazzonati e poco efficaci. Tutto questo non ci autorizza, tuttavia, a trasgredire o a prendere sotto gamba le varie prescrizioni e raccomandazioni delle autorità. Le ultime misure del governo – qualcuna condivisa, molte contestate- sono un ulteriore tentativo per evitare un nuovo lock down (isolamento) che darebbe un colpo letale al Paese intero. Essere responsabili serve, allora, a tutelare la nostra vita, quella dei nostri familiari, quella degli altri cittadini, nonché gli interessi economici di ciascuno e della collettività. E serve, infine, a provare a uscire presto e bene da questa pandemia.