La notte post elettorale di Portland in Oregon e di Phoenix in Arizona è stata lunga e agitata. A Portland la gente è scesa in piazza per chiedere che ogni voto venga contato, in aperta contestazione delle affermazioni presidenziali per cui andrebbe fermata la conta per rischi di brogli. A Phoenix invece i sostenitori di Trump si sono piazzati fuori dal municipio della contea di Maricopa per chiedere un nuovo conteggio dei voti, poichè è da questo distretto periferico che passa la vittoria democratica, quella che avrebbe già assegnato a Biden i elettori che lo avvicinano alla Casa Bianca. Mentre gli occhi sono puntati sul Nevada, i cui sei grandi elettori garantirebbero la vittoria del candidato democratico, il presidente Donald Trump continua a twittare sul rischio di brogli, di voti illegali, di conteggio non esatti e ha sguinzagliato i suoi avvocati per aprire dispute legali sul voto in Michigan, Georgia e Pennsylvania. Micheal Link, capo della missione Osce incaricata di vigilare sul voto americano ha dichiarato, al quotidiano tedesco Stuttgarter Zeitung che “il voto di martedì è stato competitivo e ben gestito” e che Donald Trump sta commentendo un “grave abuso d’ufficio”, dichiarando “una presunta vittoria” e chedendo di “fermare il conteggio delle schede”. Le conseguenze delle false accuse di frode, secondo Link avranno conseguenze che andranno ben oltre la tornata elettorale perchè minano alle basi un processo democratico e potrebbero incitare i suoi sostenitori alla violenza perchè si sentono defraudati di un diritto. Al momento è impossibile comunque sapere con certezza chi vincerà le elezioni, anche se Joe Biden sembra in una posizione ottima per la conquista della Casa Bianca, mentre i repubblicani, probabilmente manterranno il Senato. Sappiamo invece con certezza che l’idea di una transizione pacifica del potere è messa in discussione, che l’integrità del sistema elettorale è messa in discussione e che non sarà la Russia la vera minaccia alla democrazia americana, ma il suo stesso presidente e anche gli esponenti del suo partito che hanno cercato di minimizzare le sue dichiarazioni sui brogli e sulla falsa vittoria, ma non si sono dissociati per il bene del Paese.