Un progetto di Aibi-Amici dei bambini per migliorare l’auto-sussistenza delle donne capofamiglia a Idlib, nel nord-ovest siriano: ha preso il via il 3 novembre ed è finanziato dalla Cooperazione italiana.

L’iniziativa “mira a migliorare l’auto-sussistenza delle donne capofamiglia – spiega l’Aibi in un comunicato -, attraverso l’avvio di attività generatrici di reddito nella zona rurale di Idlib, e a promuovere in maniera attiva l’attuazione del diritto umanitario internazionale e delle Convenzioni sui rifugiati e i diritti umani”.
La iniziativa supporterà, attraverso la costruzione di 120 serre la coltivazione di ortaggi e grazie alla distribuzione di 480 capi di bestiame a 120 famiglie, la produzione e lavorazione di derivati animali. “Per garantire la sostenibilità dell’azione – precisa l’Aibi -esperti del settore (ingegneri agricoli e veterinari) con un’ottima conoscenza del contesto locale si occuperanno di provvedere alla formazione iniziale di 240 donne beneficiarie, offrendo loro competenze e conoscenze sia sul piano teorico che pratico. Successivamente a questa prima fase di formazione, l’assistenza alle nostre beneficiarie verrà garantita per tutta la durata del progetto con visite mensili che consentiranno di monitorare l’implementazione delle attività e di rispondere in maniera pronta ed efficiente a possibili complicazioni e difficoltà. In merito al monitoraggio dei mercati locali, verrà realizzata un’accurata analisi per monitorarne carenze e fluttuazioni dei prezzi così da potervi immettere parte dei prodotti realizzati dalle famiglie coinvolte con attività generatrici di reddito”.
Con le medesime modalità di coordinamento e raccordo con le componenti locali verrà gestita la componente di supporto psico-sociale nelle 3 scuole con i 1.500 bambini e bambine beneficiari.
“Il nostro intervento – conclude Aibi – assume una maggiore importanza in questo specifico momento storico, dove oltre agli orrori della guerra le famiglie di Idlib devono fare i conti con gli effetti del Covid-19, che oltre a mettere a repentaglio la salute dei più deboli sta anche peggiorando le loro già precarie condizioni economiche. Per assicurare la salute e la sicurezza dei nostri beneficiari e del nostro staff applichiamo le più rigide procedure di disinfezione, igiene e protezione come raccomandato dalla Organizzazione mondiale della salute e dai protocolli umanitari internazionali”.

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